In pochi giorni, la politica thailandese è stata stravolta: dissolto il principale partito di opposizione (vincitore delle elezioni), è stato rimosso il premier Srettha Thavisin, e sostituito dalla giovane esponente della dinastia Shinawatra.
Il partito vincitore delle elezioni di maggio 2023, seppure costretto all’opposizione, dissolto. Il primo ministro individuato dopo mesi di trattative, rimosso. La figlia e nipote di due ex premier vittime di colpi di Stato militari che diventa improvvisamente leader. Agosto caldissimo in Thailandia, dove l’ecosistema politico ha prodotto significative turbolenze, con l’attiva partecipazione dei militari e l’attenta osservazione della monarchia. Domenica 18 agosto, quando il re Maha Vajiralongkorn ha ufficialmente conferito il mandato da premier a Paetongtarn Shinawatra, è stato solo il passo finale. O almeno, il passo finale del capitolo di una vicenda ancora tutta da scrivere.
Facciamo un passo indietro. Il 14 maggio 2023 le elezioni restituiscono un risultato clamoroso. Per la prima volta, dopo diverse tornate elettorali, non vince il Pheu Thai della celeberrima dinastia politica dei Shinawatra, ma Move Forward, un partito nato sull’onda delle proteste giovanili degli ultimi anni ma che ha saputo catalizzare evidentemente le preferenze della maggior parte di coloro che vogliono il cambiamento. A premiare Move Forward anche presso le generazioni più adulte è stata una linea chiara e priva di compromessi, critica sia dei militari sia della monarchia. A dir poco significativo, un segnale che i thailandesi hanno veramente voglia di un’aria nuova. Così il partito è riuscito a catalizzare consensi che tradizionalmente sarebbero andati al Pheu Thai,
Il giovane Pita Limjaroenrat prova l’assalto alla posizione di premier nel ruolo di grande vincitore alle urne. Assalto fallito. Oltre ai 500 membri della Camera, la costituzione prevede che 250 senatori di nomina militare siano inclusi nel voto per il primo ministro. E l’establishment militare sbarra la strada a Pita, ritenuto troppo imprevedibile e a tratti anche pericoloso per la sua proposta di riforma della durissima legge di lesa maestà. E così si trova un accordo tra militari e Shinawatra, gli ex rivali che decidono di adottare una strada di riformismo controllato e “addomesticato”, con un’ampia coalizione che comprende anche partiti satellite a sostegno delle forze armate.
L’uomo d’affari Srettha Thavisin viene eletto premier il 22 agosto, proprio mentre l’ex premier e multimiliardario Thaksin Shinawatra torna a Bangkok dopo un lungo esilio. Avvio di compromesso messo a punto, ma addio al Pheu Thai simbolo del cambiamento come era stato un tempo.
Un anno dopo, cambia improvvisamente tutto, a completamento di quel compromesso su cui ora sono stati messi punti più chiari. Il primo snodo è la dissoluzione di Move Forward, decisa a inizio agosto dalla Corte Costituzionale. Dieci dei più alti dirigenti del partito, incluso il leader Pita, vengono esclusi dal parlamento e dalla vita politica per i prossimi dieci anni. Subito dopo, gli oltre 140 membri del partito rimasti in parlamento hanno fondato una nuova forza politica, il People’s Party. Un nome che rimanda alla rivoluzione siamese anti monarchica del secolo scorso: una chiara sfida, dunque, alla massima istituzione del Paese.
Una settimana dopo, la Corte Costituzionale ha stabilito con un voto a maggioranza risicata (5 contro 4) che Srettha Thavisin andava rimosso dal suo incarico. Il premier era accusato di aver nominato ministro un avvocato che nel 2008 era stato condannato a sei mesi di carcere per corruzione. Secondo i giudici, la nomina ha violato gli standard etici imposti dalla costituzione, che prevede in questo caso l’esaurimento immediato della carica. La sentenza è definitiva e non può essere appellata. Srettha, magnate del settore immobiliare diventato politico, lascia il posto dopo nemmeno un anno. Incompiute diverse politiche chiave, a partire dal programma di portafoglio digitale chiamato a rilanciare l’economia.
Passano due giorni e il 16 agosto viene individuata l’erede. Si tratta di Paetangtorn Shinawatra. 319 voti a favore, 145 contrari e 27 astenuti alla camera per l’ultima esponente della potente dinastia politica. Con appena 37 anni è la leader di governo più giovane di sempre. “E’ il momento di fare qualcosa per il Paese e anche per il partito, spero di poter fare il mio meglio per far andare avanti il il Paese”, dice visibilmente emozionata pochi minuti dopo la nomina.
Prima di lei sono stati premier la zia Yingluck e il padre Thaksin, multi miliardario, magnate delle telecomunicazioni ed ex proprietario della squadra di calcio inglese Manchester City. Entrambi sono stati rovesciati da colpi di stato militari, nel 2006 e nel 2014. Lei ha spesso ricordato le difficoltà legate alla rimozione del padre, quando all‘università nessuno le rivolgeva la parola.
Ha scarsa esperienza politica, e non ha mai ricoperto un ruolo di governo. Durante la campagna elettorale dell’anno scorso, ha guadagnato popolarità tenendo comizi nonostante fosse incinta. Dopo le urne, ha dialogato con Move Forward, per poi lasciare il posto di premier al compagno di partito Srettha Thavisin.
Paetongtarn ha ora il difficile compito di governare una coalizione con diverse anime e mantenere un complicato equilibrio con l’esercito. Sulla sua nomina si era espresso con scetticismo il padre Thaksin, sottolineando la sua giovane età. Ma il compromesso finale sembra aver favorito questa soluzione, quasi come se i militari avessero dato il via libera alla permanenza di Thaksin in Thailandia per proseguire i suoi affari, in cambio di una sorta di “pegno”, la giovane figlia in un ruolo di primo piano, dunque esposta a grandi pressioni e a un forte controllo.
La vera sfida di Paetongtarn sarà rilanciare l’economia, mai ripartita davvero dopo il Covid. E provare ad ampliare il consenso in un’opinione pubblica che non vede più nella famiglia Shinawatra una speranza di cambiamento. Il tutto sperando di evitare nuove rotture traumatiche in un equilibrio tra politica e militari che in Thailandia resta sempre precario.