Oggi circa 5,2 milioni di giovani turchi voteranno per la prima volta, per decidere che direzione dare al loro futuro. Il loro voto contribuirà anche a delineare il futuro del Mediterraneo e della regione, data la centralità della Turchia nel sistema internazionale.
Le elezioni del 14 Maggio potrebbero rimanere nella storia moderna della Turchia. Per la prima volta in più di due decenni, Erdogan non è il favorito. Da quando è salito al potere nel 2002, ha sempre vinto. Questa volta, però, si dovrà scontrare con un candidato forte, che è riuscito a portare unità nell’opposizione: Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP) e candidato alla presidenza per il blocco dei sei partiti dell’Alleanza Nazionale.
Gli analisti prevedono un’affluenza alle urne record quest’anno e un testa a testa tra i due contendenti che andrà fino all’ultimo voto. Ci sono tanti fattori che rendono queste elezioni particolari e particolarmente importanti. Da un lato, un contesto internazionale instabile e in cambiamento, che attribuisce a chi vincerà la responsabilità di districarsi tra scenari complicati come la guerra in Ucraina e la competizione USA-Cina, con tutte le rispettive conseguenze ed esternalità. Dall’altro, lo scenario interno di un paese travolto a febbraio da un terremoto disastroso, che è andato ad aggravare uno scenario di profonda crisi economica, e trasformato da Erdogan sempre di più in paese autocratico. Tra democrazia, economia e politica estera, c’è tanta carne al fuoco.
Non è un paese per giovani. Per ora.
Queste elezioni sono speciali anche per un altro motivo: circa 5,2 milioni di giovani turchi voteranno per la prima, e il loro voto non potrebbe essere più importante per decidere le sorti di un paese che non li rispecchia. A circa 20 anni, non hanno mai fatto esperienza di un paese senza Erdogan, al massimo lo hanno sentito raccontare. Alla luce dei sondaggi – che mostrano Erdogan e Kilicdaroglu a un passo l’uno dall’altro – la partecipazione delle nuove generazioni sarà un fattore decisivo per stabilire chi dei due trionferà.
Secondo Ozer Sencar, direttore di MetroPoll, un’organizzazione di sondaggi turca, il 78% degli elettori nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni ha espresso l’intenzione di votare. Tra questi, “Kilicdaroglu è di gran lunga il candidato preferito” ha affermato. Ciò trova conferma anche in un sondaggio condotto dalla Grand National Assembly of Turkey e riportato da France 24, secondo cui solo il 20% dei giovani tra i 18 e i 25 anni intende votare per il presidente e il suo partito AKP. Una volta, Erdogan sognava di crescere una generazione a sua immagine e somiglianza ma, oggi, la maggior parte dei giovani turchi non si rivede nel percorso intrapreso dal loro paese sotto il “sultano”. Vogliono liberarsi dalle catene della religione, godere delle libertà civili; insomma, rimanere al passo con i diritti e la libertà a cui hanno accesso i giovani europei.
Due strategie diverse
La crisi economica che negli ultimi anni ha logorato la Turchia e portato l’inflazione alle stelle, la qualità dell’istruzione e le prospettive di lavoro future sono preoccupazioni ampiamente condivise da tutto l’elettorato giovanile, che superano le divisioni politiche. Sia Erdogan che Kilicdaroglu sanno che il voto dei giovani, circa l’8% del elettorato, è fondamentale; per questo entrambi negli ultimi anni hanno cercato di attirare i giovani dalla loro parte, facendo leva, però, su tattiche diverse.
Erdogan ha storicamente più appeal sulla parte conservatrice della popolazione e, dunque, per attirare i giovani ha messo in campo i suoi cavalli di battaglia: il nazionalismo e l’industria militare, cercando di mostrare come questi elementi possano giocare un ruolo chiave per dare prospettive ai giovani. Un buon esempio di questa strategia è il Teknofest, il più grande evento tecnologico della Turchia, organizzato dal governo e da Selcuk Bayraktar, l’uomo dietro il programma di droni della Turchia e genero di Erdogan, che ha cercato di attirare giovani talenti da tutto il paese. L’evento è stato utilizzato come un’opportunità per il governo di dimostrare che è ancora in grado di generare idee ed eventi per ispirare i giovani nei campi della tecnologia d’avanguardia.
Kemal Kilicdaroglu ha una strategia molto diversa per conquistare i giovani, per quanto anche lui riconosca la centralità dell’industria per la difesa, e nello specifico del programma per la costruzione di droni. Il candidato dell’opposizione punta su quello che più manca a Erdogan, ovvero una visione democratica della politica. Kilicdaroglu ha promesso ai giovani che se vincerà si impegnerà a rinforzare la democrazia, cercando di uniformarsi agli standard dei paesi democratici. Il simbolo della sua campagna è diventato un cuore, che forma con le mani, dicendo ai giovani che possono muovere critiche quanto vogliono senza paura. Sempre France 24, riporta l’intervista di un ragazzo della comunità LGBT, che spiega come l’omosessualità rimane ancora un argomento tabù in una società a maggioranza musulmana e conservatrice. Proprio in virtù delle sue aspirazioni di libertà, ha già deciso che il suo voto andrà a Kilicdaroglu.
Un ragionamento simile viene fatto da molte ragazze, anch’esse desiderose di vivere in una società moderna che le valorizzi e protegga la loro emancipazione. La decisione di Erdogan di ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul – un accordo internazionale volto a proteggere le donne dalla violenza domestica – provocò grandi proteste, con in prima linea le giovani donne. Ai loro occhi, il governo non crede nell’uguaglianza sessuale e ha limitato le libertà delle donne.
Allo stesso modo, ci sono anche ragazze giovani che supportano Erdogan e che anzi, si rivedono nel suo approccio conservatore. E’ il caso, ad esempio, di una ventenne intervistata dalla BBC: “Se oggi in questo paese ci sono insegnanti, medici, ingegneri che indossano il velo, è solo grazie alle libertà concesse da Erdogan. Se non fosse stato per lui, saremmo ancora oppressi in nome della laicità” ha spiegato, riferendosi a una delle riforme storiche di Erdogan, ovvero l’abolizione del divieto decennale di indossare il velo nelle università e nella pubblica amministrazione.
I giovani turchi sono chiamati alle urne per decidere che direzione dare al loro futuro. Il loro voto, però, contribuirà anche a delineare il futuro del Mediterraneo e della regione, data la centralità del loro paese nel sistema internazionale.
Le elezioni del 14 Maggio potrebbero rimanere nella storia moderna della Turchia. Per la prima volta in più di due decenni, Erdogan non è il favorito. Da quando è salito al potere nel 2002, ha sempre vinto. Questa volta, però, si dovrà scontrare con un candidato forte, che è riuscito a portare unità nell’opposizione: Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP) e candidato alla presidenza per il blocco dei sei partiti dell’Alleanza Nazionale.
Gli analisti prevedono un’affluenza alle urne record quest’anno e un testa a testa tra i due contendenti che andrà fino all’ultimo voto. Ci sono tanti fattori che rendono queste elezioni particolari e particolarmente importanti. Da un lato, un contesto internazionale instabile e in cambiamento, che attribuisce a chi vincerà la responsabilità di districarsi tra scenari complicati come la guerra in Ucraina e la competizione USA-Cina, con tutte le rispettive conseguenze ed esternalità. Dall’altro, lo scenario interno di un paese travolto a febbraio da un terremoto disastroso, che è andato ad aggravare uno scenario di profonda crisi economica, e trasformato da Erdogan sempre di più in paese autocratico. Tra democrazia, economia e politica estera, c’è tanta carne al fuoco.