L'Ue vuole impedire che le regole di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale vengano scritte da nazioni autoritarie. Ecco il piano della Commissione
L’Ue vuole impedire che le regole di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale vengano scritte da nazioni autoritarie. Ecco il piano della Commissione
L’Unione europea potrebbe limitare la sua tradizionale apertura alla cooperazione internazionale sulla ricerca e l’innovazione. La direzione generale della Commissione responsabile di questi temi – abbreviata in DG RTD e guidata da Marija Gabriel – sta infatti lavorando a una revisione dell’approccio di Bruxelles verso quei Paesi esterni all’Unione e potenzialmente malevoli. Lo sforzo dell’Europa non è motivato solo dalla tutela delle sue proprietà intellettuali, ma anche dalla volontà di impedire che le regole delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, vengano scritte da nazioni autoritarie.
Le misure della Commissione
Politico ha avuto accesso a un documento a uso interno nel quale si legge che la Commissione vuole dare “più peso alla promozione e alla protezione dell’autonomia strategica aperta dell’Unione europea, specialmente nei settori chiave della tecnologia e della sicurezza, rispetto all’apertura più generale seguita fino ad ora, rivedendo di conseguenza il nostro coinvolgimento con i Paesi non affini”. In sostanza, l’Europa vuole essere più prudente.
Tra le misure prese in considerazione c’è l’istituzione di un vertice globale dedicato alla proprietà intellettuale, all’intelligenza artificiale e alla governance della ricerca, al quale parteciperanno i partner principali: ad esempio gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, il Brasile, la Corea del sud, il Giappone e il Sudafrica. Nella lista non compare il Regno Unito perché la sua adesione all’approccio europeo sull’innovazione è considerata scontata, visto che gli enti britannici possono partecipare a Horizon Europe, il piano della Commissione europea per i finanziamenti alla ricerca dal 2021 al 2027.
Accanto al dialogo con gli alleati, Bruxelles sta anche definendo delle modalità di valutazione del rischio associato alla collaborazione con le nazioni che hanno valori etici e sistemi politici diversi da quelli europei. Politico riporta l’esempio di iniziative con la Cina sul riconoscimento facciale, oppure con l’Iran sulle tecnologie nucleari.
Il settore della tecnologia
L’Unione europea vuole essere più autonoma nei settori strategici, tra i quali rientra ovviamente quello tecnologico. Ma le aziende dominanti all’interno dei suoi confini, quelle cioè che possiedono enormi quantità di dati sui cittadini che vi risiedono, sono straniere: o meglio americane, come Google e Facebook. Poi c’è la Cina, che è una potenza dell’intelligenza artificiale ma che propone standard normativi non compatibili con quelli di Bruxelles per quanto riguarda le modalità di raccolta e utilizzo dei big data. Come riconosciuto dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, “quelli che scrivono le regole globali [dell’economia digitale, ndr] sono quelli che danno forma al futuro delle loro società. E […] nessuno di noi vuole che la Cina lo faccia per noi”. In realtà, al di là della comune intenzione di salvaguardare i “valori democratici”, nemmeno Bruxelles e Washington vedono la regolazione delle nuove tecnologie esattamente allo stesso modo.
Secondo il documento visionato da Politico, Bruxelles sta pensando a un “dialogo internazionale […] al fine di concordare principi globali equi e aperti per la cooperazione sulla ricerca, l’innovazione, l’educazione e i giovani”.
A venire prima, in questo coordinamento sulla ricerca, saranno le “regioni nelle immediate vicinanze dell’Europa”, l’Africa e i partner più importanti. La collaborazione con le altre nazioni del mondo sarà invece “adattata” e incentrata sulle questioni prioritarie per l’Unione: il digitale e l’innovazione, appunto; ma anche la transizione energetica e la salute. La Commissione parla inoltre di un forte “allineamento” interno per contrastare la riluttanza di quegli Stati membri che hanno legami sulla ricerca molto stretti con la Cina.
La pubblicazione del documento completo è prevista per il secondo trimestre del 2021, forse tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.
L’Unione europea potrebbe limitare la sua tradizionale apertura alla cooperazione internazionale sulla ricerca e l’innovazione. La direzione generale della Commissione responsabile di questi temi – abbreviata in DG RTD e guidata da Marija Gabriel – sta infatti lavorando a una revisione dell’approccio di Bruxelles verso quei Paesi esterni all’Unione e potenzialmente malevoli. Lo sforzo dell’Europa non è motivato solo dalla tutela delle sue proprietà intellettuali, ma anche dalla volontà di impedire che le regole delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, vengano scritte da nazioni autoritarie.
Le misure della Commissione
Politico ha avuto accesso a un documento a uso interno nel quale si legge che la Commissione vuole dare “più peso alla promozione e alla protezione dell’autonomia strategica aperta dell’Unione europea, specialmente nei settori chiave della tecnologia e della sicurezza, rispetto all’apertura più generale seguita fino ad ora, rivedendo di conseguenza il nostro coinvolgimento con i Paesi non affini”. In sostanza, l’Europa vuole essere più prudente.
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