Per il segretario alla Difesa, gli Stati Uniti potrebbero presto essere minacciati da un gruppo fondamentalista come al-Qaeda. Le sue parole confermano che la ritirata dall’Afghanistan è rischiosa
Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, pensa che a un’organizzazione terroristica come al-Qaeda potrebbero bastare un paio d’anni per rafforzarsi in Afghanistan e arrivare a minacciare la sicurezza degli americani in patria. Per Austin – lo ha detto in audizione al Senato, giovedì scorso – il rischio che questa possibilità diventi realtà è “medio”. In altre parole, nel giro di due anni gli Stati Uniti potrebbero dover tornare seriamente a preoccuparsi di un gruppo fondamentalista con base in Afghanistan che architetta attentati sul suolo americano.
La dichiarazione è molto rilevante perché arriva non da un oppositore, ma da un funzionario dell’amministrazione del Presidente Joe Biden. Riallacciandosi alle intenzioni dei suoi predecessori Donald Trump e Barack Obama, Biden ha infatti deciso che gli Stati Uniti ritireranno tutte le loro truppe dall’Afghanistan entro l’11 settembre 2021, mettendo così fine alla guerra più lunga mai combattuta dagli americani: è iniziata vent’anni fa, poco dopo gli attacchi alle Torri Gemelle.
Perché i militari americani sono contrari al ritiro dall’Afghanistan
Il disimpegno americano, motivato sia da ragioni di consenso che strategiche, ha sempre lasciato particolarmente perplesso l’apparato militare, che teme che il ritorno a casa dei soldati libererà il campo ai Talebani, consentendo loro di conquistare il potere e riportando di fatto la situazione al punto precedente all’intervento armato. L’esercito americano chiede allora che il ritiro non venga legato a una data stabilita a priori, ma alle condizioni di sicurezza effettive, sul campo.
Lloyd Austin è un ex generale, peraltro esperto di Medio Oriente, essendo stato comandante delle forze in Iraq. Con la sua ricostruzione è d’accordo un altro generale, il capo di stato maggiore e veterano dell’Afghanistan Mark Milley – era audito anche lui in Senato –, che ha aggiunto: “Penso che se accadranno certe altre cose – se ci fosse un collasso del Governo o la dissoluzione delle forze di sicurezza afghane –, quel rischio ovviamente aumenterebbe. Ma al momento direi ‘medio’ e circa due anni, più o meno”.
Gli esempi portati da Malley non sono casuali. L’esercito afghano ha capacità piuttosto scarse e dipende dal supporto aereo americano; i Talebani sono responsabili di violenze ed esplosioni e sottraggono posizioni alle forze di Kabul. In teoria, i Talebani si sono impegnati a dissociarsi da al-Qaeda e a contrastare la nascita di organizzazioni terroristiche in territorio afghano, ma c’è poco da fidarsi. Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato lo scorso gennaio sostiene che nel Paese vi siano almeno cinquecento combattenti di al-Qaeda e che tra questa organizzazione e i Talebani i rapporti siano stretti.
Il piano dell’amministrazione Biden
L’amministrazione Biden riconosce – e le parole di Austin lo confermano, tutto sommato – che la ritirata dell’Afghanistan porta con sé dei rischi. Ma pensa anche che continuare ad aspettare il momento giusto per lasciare il Paese significherà continuare a rimandare la decisione. Biden ha detto chiaramente che l’ora è giunta e che non vuole passare la “responsabilità” della scelta al suo successore.
La tattica di Biden per l’Afghanistan consiste nel monitorare la situazione del Paese dall’esterno, senza mantenervi una presenza diretta: per riprendere un’espressione efficace di Emanuele Giordana, l’America vuole “andarsene ma rimanere”. In sostanza, significa che Washington vuole sorvegliare il territorio afghano utilizzando aerei da ricognizione e velivoli simili stanziati in basi militari nei paesi prossimi o direttamente confinanti: finora però non sono stati raggiunti accordi in questo senso con i Governi dell’area.
In aiuto al piano di distacco di Biden potrebbe venire la Turchia, che si occuperà – di recente i rispettivi presidenti hanno trovato un’intesa su questo punto – di garantire la sicurezza dell’aeroporto internazionale di Kabul, postazione strategica per l’accesso all’Afghanistan.
La dichiarazione è molto rilevante perché arriva non da un oppositore, ma da un funzionario dell’amministrazione del Presidente Joe Biden. Riallacciandosi alle intenzioni dei suoi predecessori Donald Trump e Barack Obama, Biden ha infatti deciso che gli Stati Uniti ritireranno tutte le loro truppe dall’Afghanistan entro l’11 settembre 2021, mettendo così fine alla guerra più lunga mai combattuta dagli americani: è iniziata vent’anni fa, poco dopo gli attacchi alle Torri Gemelle.