L’incontro in Finlandia tra i capi di Stato maggiore di Stati Uniti e Russia si è incentrato sulla mitigazione del rischio militare. Nel frattempo sono iniziate le esercitazioni in Ucraina e nel Mar Nero
Mercoledì il capo dello Stato maggiore congiunto degli Stati Uniti Mark Milley si è riunito a Helsinki, in Finlandia, con il suo omologo russo Valery Gerasimov.
Di cosa abbiano parlato esattamente per ben sei ore non è chiaro – i comunicati che seguono a questo tipo di incontri sono sempre molto scarni –, ma sappiamo che la discussione si è incentrata sulla mitigazione del rischio militare. Tra America e Russia c’è un’ostilità antica, e sebbene Mosca non sia più in grado di ambire al ruolo di superpotenza globale, continua a rappresentare un’insidia agli interessi di Washington in diversi domini (soprattutto quello cibernetico).
In mezzo ai tanti episodi di tensione, a luglio si era però fatto notare l’incontro a Ginevra delle delegazioni americana e russa sul controllo delle armi nucleari e il lancio di un dialogo sulla stabilità strategica. La più recente discussione tra i generali Milley e Gerasimov sembrerebbe confermare che questi contatti distensivi stiano proseguendo.
Cosa potrebbero fare gli Stati Uniti con la Russia
In prospettiva, agli Stati Uniti converrebbe normalizzare, per quanto possibile, i rapporti con la Russia in modo da metterla contro la Cina (le due sono legate da una partnership molto sbilanciata) e limitare le possibilità di proiezione euroasiatica di Pechino.
Ma questa eventualità è pura teoria geopolitica, e non ci sono segnali concreti che la supportino. Tra Washington e Mosca c’è un’ostilità reciproca e profonda, difficile da superare anche culturalmente. Solo venerdì il Cremlino ha ricordato che le speranze sulla ripresa del dialogo bilaterale rischiano di naufragare se il Congresso americano deciderà di procedere con le nuove sanzioni sulle obbligazioni governative russe.
Le esercitazioni militari in Ucraina e nel Mar Nero
Tra America e Russia non mancano nemmeno le tensioni militari. Lunedì in Ucraina – che ha subito la sottrazione della Crimea per mano di Mosca nel 2014, ed è in guerra con i separatisti filorussi nell’est – sono iniziate le esercitazioni sulla difesa con gli Stati Uniti e una decina di altri membri della Nato: sono soprannominate Rapid Trident e dureranno fino al 1° ottobre; vi prendono parte quattromila truppe ucraine e duemila straniere, inclusa una brigata della guardia nazionale di Washington.
Nello stesso giorno, e dopo i grandi giochi di guerra in Bielorussia, Mosca ha inviato una ventina di navi da guerra nel Mar Nero, nei pressi della Crimea, per delle esercitazioni. La marina russa ha fatto pratica di rilevazione e abbattimento di obiettivi con il sistema missilistico Bastion, simulando la presenza di navi nemiche. Bastion può colpire bersagli in mare situati a una distanza di 350 chilometri e bersagli terresti lontani fino a 450 chilometri.
L’incontro in Finlandia tra i capi di Stato maggiore di Stati Uniti e Russia si è incentrato sulla mitigazione del rischio militare. Nel frattempo sono iniziate le esercitazioni in Ucraina e nel Mar Nero