Le aspettative attorno all’incontro virtuale sono basse, a causa della vastità dei temi in agenda, da Taiwan al nucleare, passando per il clima. Tuttavia è interesse di entrambi i Paesi mostrare un ritorno alla normalità
“Se l’oasi è circondata dal deserto, prima o poi anch’essa diverrà deserto”: l’immagine figurata è dello scorso settembre e a pronunciarla è stato il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi che parlava delle relazioni sino-americane. Oggi il Presidente statunitense Biden e quello cinese Xi si incontreranno virtualmente in un vertice durante il quale tenteranno di raffreddare la temperatura dei rapporti tra le due superpotenze mondiali.
A questi due colossi economici, militari – e anche campioni di inquinamento – spetta trovare una forma di equilibrio di qualche tipo e questo vertice è un tentativo di stabilire un piano di lavoro in quella direzione. In testa all’agenda ci sarà senza dubbio Taiwan, l’isola che Pechino considera parte integrante della Cina e che dopo le modalità con le quali è stata trattata la “diversità” di Hong Kong, teme di venire annessa attraverso l’uso della forza. La settimana scorsa i capi della diplomazia dei due Paesi si sono scambiati bordate in materia: il Ministro degli Esteri cinese ha detto al segretario di Stato americano Antony Blinken che qualsiasi dimostrazione di sostegno all’indipendenza di Taiwan si ritorcerebbe contro gli Stati Uniti, mentre l’americano ha segnalato la preoccupazione del suo Paese per la crescente “pressione militare, diplomatica ed economica” della Cina sull’isola. Da mesi entrambi i Paesi fanno giochi di guerra nello stretto che divide la terraferma dall’isola che Washington ha promesso di difendere in caso di attacco cinese.
Per ridurre la tensione servirebbe il ritorno a quello status quo dei non detti nel quale Pechino lascia andare la retorica nazionalista e gli Stati Uniti evitano di nominare l’indipendenza del Paese. Negli ultimi due anni almeno, invece, i toni sono stati assertivi da entrambe le parti.
I temi in agenda
La dottrina Cina-Usa è quella che il segretario di Stato descrive come “competitiva quando necessario, collaborativa quando possibile e antagonistica quando inevitabile”. Il comunicato congiunto firmato a Glasgow in occasione della Cop26 segnala che in effetti la collaborazione è possibile nonostante le tensioni geopolitiche – che hanno portato anche gli Stati Uniti a rilanciare con successo la diplomazia asiatica dopo i disastri di Trump – e quelle sul commercio, legate anche a un ripensamento planetario delle filiere produttive generato dal Covid e dalla crisi da approvvigionamento di merci che il mondo sta attraversando. Infine ci sono i diritti umani e i dubbi sull’origine della pandemia. La lista delle frizioni possibili è insomma ampia.
Ma non c’è solo Taiwan. Gli Stati Uniti sono preoccupati dagli investimenti cinesi nell’apparato militare industriale, dalla capacità tecnologica crescente e dalla corsa al nucleare militare: al Pentagono ritengono che Pechino avrà circa mille testate entro la fine del decennio e anche per questo hanno lavorato nella direzione di dotare l’Australia di sottomarini nucleari – l’affare che ha raffreddato le relazioni con la Francia di Macron.
“Entrambi i Paesi guadagneranno dalla cooperazione e perderanno dal confronto. La cooperazione è l’unica scelta giusta”, ha scritto Xi in un messaggio al Comitato per le relazioni Usa-Cina, mentre il Presidente americano ha parlato di “passaggio storico cruciale”.
Le aspettative attorno al vertice sono basse, proprio a causa della vastità dell’agenda tra i due Paesi. Al termine non ci sarà una conferenza stampa di Biden e neppure un comunicato congiunto. È interesse di entrambi i Paesi mostrare un ritorno alla normalità che non implichi passi indietro per nessuno, entrambi i leader hanno i loro problemi casalinghi, anche Xi, che si prepara a un terzo mandato con qualche nuvola economica all’orizzonte. Gli anni di Trump e la svolta di Xi hanno molto complicato le relazioni e questo vertice è probabilmente parte del lavoro necessario a trovare una modalità di convivenza che conviene a entrambi.
Le aspettative attorno all’incontro virtuale sono basse, a causa della vastità dei temi in agenda, da Taiwan al nucleare, passando per il clima. Tuttavia è interesse di entrambi i Paesi mostrare un ritorno alla normalità
“Se l’oasi è circondata dal deserto, prima o poi anch’essa diverrà deserto”: l’immagine figurata è dello scorso settembre e a pronunciarla è stato il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi che parlava delle relazioni sino-americane. Oggi il Presidente statunitense Biden e quello cinese Xi si incontreranno virtualmente in un vertice durante il quale tenteranno di raffreddare la temperatura dei rapporti tra le due superpotenze mondiali.