Il viaggio di Xi Jinping in Europa inizia a Parigi, dove torna dopo 5 anni. Ai colloqui francesi parteciperà anche Ursula von der Leyen, invitata da Macron per affermare l’unità europea sui temi più spinosi, come quello del commercio.
Xi Jinping torna in Europa. Prima che, nel pomeriggio di domenica 5 maggio, il presidente cinese mettesse piede a Parigi, erano passati oltre cinque anni dall’ultima visita. Nel frattempo, è cambiato davvero tutto.
Giunto all’aeroporto di Orly della capitale francese, Xi è stato accolto dal primo ministro Gabriel Attal. Lunedì 6 maggio in programma l’incontro con il presidente Emmanuel Macron, utile a celebrare i 60 anni dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra Francia e Repubblica Popolare Cinese. In mattinata, ai due leader si unirà anche Ursula von der Leyen.
Come già accaduto nell’aprile 2024, infatti, Macron ha chiesto alla presidente della Commissione europea di partecipare ai colloqui con Xi. Un modo per mostrare unità europea, ma secondo qualche maligno anche una strategia per lasciare a lei il dovere di affrontare i temi più scomodi. Basti ricordare la diversa accoglienza riservata ai due l’anno scorso per capire come Pechino percepisce o quantomeno descrive le due figure.
Sul tavolo dell’incontro trilaterale peseranno diverse questioni controverse. In primis il commercio. L’imminente chiusura dell’indagine dell’Unione Europea sui presunti sussidi di Stato alle aziende private potrebbe portare all’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi nel Vecchio Continente.
La Germania è più scettica, come dimostra il recente viaggio in Cina del cancelliere Olaf Scholz in compagnia dei manager delle grandi case automobilistiche tedesche. La Francia appare invece più convinta. Pechino, non a caso, ha risposto all’ipotesi delle tariffe sui suoi veicoli elettrici con dei dazi sull’import di brandy europeo, che per la quasi totalità dei casi proviene proprio da Parigi.
Non è tutto. L’Ue ha infatti messo nel mirino altri comparti dell’industria tecnologica verde cinese, dalle batterie ai pannelli solari. Non mancano le frizioni anche sulle attrezzature mediche e sui dispositivi di sicurezza della Nuctech. Motivo di contesa anche le critiche europee sull’eccesso di produzione cinese, col timore dell’immissione di prodotti in grado di distorcere i prezzi globali. Dall’altra parte, Pechino contesta la “politicizzazione” dei rapporti commerciali e la strategia di “riduzione del rischio” che considera una sorta di “disaccoppiamento mascherato”.
Dal pomeriggio in poi, il clima dovrebbe però distendersi. Dopo un cerimonia ufficiale di benvenuto agli Invalides, spazio all’incontro bilaterale tra Xi e Macron. Si discuterà sulla base del documento congiunto firmato lo scorso anno durante la visita del presidente francese, che per Pechino simboleggia un modello di “coesistenza pacifica e cooperazione win-win” tra Paesi con sistemi diversi. Insomma, quello che persegue con tutti i Paesi occidentali.
In seguito, ci sarà la cena di Stato all’Eliseo. Martedì poi Macron accompagnerà Xi in una tappa dalle forte tinte “personali”, sul Tourmalet nella regione dei Pirenei. Proprio qui il presidente francese ha trascorso diverso tempo durante la sua infanzia. È in questa sede che Macron cercherà un dialogo più diretto e intimo con Xi, anche sulla guerra in Ucraina. Era successa la stessa cosa a parti invertite lo scorso anno, quindi Xi aveva inusualmente abbandonato Pechino per accompagnare Macron a Guangzhou.
Il presidente francese mira all’aiuto cinese per ottenere una tregua durante le Olimpiadi della prossima estate, che si svolgeranno proprio a Parigi. “Sarebbe un messaggio forte per il mondo intero”, ha detto Macron in un’intervista al quotidiano francese La Tribune. Xi ribadirà la sua disponibilità a sostenere un percorso di pace, che per Pechino però passa attraverso il dialogo con Vladimir Putin e il rispetto delle “legittime preoccupazioni di sicurezza” della Russia.
Comunque vada, Xi ha preparato altre due tappe dove le eventuali critiche lasceranno il posto agli elogi. Basti guardare a come si sta preparando al suo arrivo il presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha spiegato nei giorni scorsi come il presidente cinese andrebbe ascoltato di più dall’Occidente perché in grado “di fermare alcune guerre e stabilire una pace duratura”.
In Serbia, Xi arriverà nei giorni del 25esimo anniversario del bombardamento della Nato sull’ambasciata cinese di Belgrado. Fu un errore, ma dalla capitale serba il presidente cinese potrebbe più o meno esplicitamente rivolgere delle critiche alla Nato. Un modo per individuare i presunti colpevoli della “benzina sul fuoco” dei conflitti internazionali.
In Ungheria, invece, Xi potrà incontrare un altro leader non allineato come Viktor Orban. Insieme a lui parlerà della linea ferroviaria Belgrado-Budapest, uno dei progetti europei di punta della Belt and Road Initiative. Ma dovrebbe anche inaugurare una fabbrica di Great Wall Motors, una delle case cinesi di auto elettriche.
Non molto tempo dopo il rientro a Pechino, Xi riceverà poi per la terza volta in poco più di due anni il presidente russo Vladimir Putin. A conferma di una partnership che non è sin qui in discussione.
La Germania è più scettica, come dimostra il recente viaggio in Cina del cancelliere Olaf Scholz in compagnia dei manager delle grandi case automobilistiche tedesche. La Francia appare invece più convinta. Pechino, non a caso, ha risposto all’ipotesi delle tariffe sui suoi veicoli elettrici con dei dazi sull’import di brandy europeo, che per la quasi totalità dei casi proviene proprio da Parigi.
Non è tutto. L’Ue ha infatti messo nel mirino altri comparti dell’industria tecnologica verde cinese, dalle batterie ai pannelli solari. Non mancano le frizioni anche sulle attrezzature mediche e sui dispositivi di sicurezza della Nuctech. Motivo di contesa anche le critiche europee sull’eccesso di produzione cinese, col timore dell’immissione di prodotti in grado di distorcere i prezzi globali. Dall’altra parte, Pechino contesta la “politicizzazione” dei rapporti commerciali e la strategia di “riduzione del rischio” che considera una sorta di “disaccoppiamento mascherato”.
Dal pomeriggio in poi, il clima dovrebbe però distendersi. Dopo un cerimonia ufficiale di benvenuto agli Invalides, spazio all’incontro bilaterale tra Xi e Macron. Si discuterà sulla base del documento congiunto firmato lo scorso anno durante la visita del presidente francese, che per Pechino simboleggia un modello di “coesistenza pacifica e cooperazione win-win” tra Paesi con sistemi diversi. Insomma, quello che persegue con tutti i Paesi occidentali.
In seguito, ci sarà la cena di Stato all’Eliseo. Martedì poi Macron accompagnerà Xi in una tappa dalle forte tinte “personali”, sul Tourmalet nella regione dei Pirenei. Proprio qui il presidente francese ha trascorso diverso tempo durante la sua infanzia. È in questa sede che Macron cercherà un dialogo più diretto e intimo con Xi, anche sulla guerra in Ucraina. Era successa la stessa cosa a parti invertite lo scorso anno, quindi Xi aveva inusualmente abbandonato Pechino per accompagnare Macron a Guangzhou.
Il presidente francese mira all’aiuto cinese per ottenere una tregua durante le Olimpiadi della prossima estate, che si svolgeranno proprio a Parigi. “Sarebbe un messaggio forte per il mondo intero”, ha detto Macron in un’intervista al quotidiano francese La Tribune. Xi ribadirà la sua disponibilità a sostenere un percorso di pace, che per Pechino però passa attraverso il dialogo con Vladimir Putin e il rispetto delle “legittime preoccupazioni di sicurezza” della Russia.
Comunque vada, Xi ha preparato altre due tappe dove le eventuali critiche lasceranno il posto agli elogi. Basti guardare a come si sta preparando al suo arrivo il presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha spiegato nei giorni scorsi come il presidente cinese andrebbe ascoltato di più dall’Occidente perché in grado “di fermare alcune guerre e stabilire una pace duratura”.
In Serbia, Xi arriverà nei giorni del 25esimo anniversario del bombardamento della Nato sull’ambasciata cinese di Belgrado. Fu un errore, ma dalla capitale serba il presidente cinese potrebbe più o meno esplicitamente rivolgere delle critiche alla Nato. Un modo per individuare i presunti colpevoli della “benzina sul fuoco” dei conflitti internazionali.
In Ungheria, invece, Xi potrà incontrare un altro leader non allineato come Viktor Orban. Insieme a lui parlerà della linea ferroviaria Belgrado-Budapest, uno dei progetti europei di punta della Belt and Road Initiative. Ma dovrebbe anche inaugurare una fabbrica di Great Wall Motors, una delle case cinesi di auto elettriche.
Non molto tempo dopo il rientro a Pechino, Xi riceverà poi per la terza volta in poco più di due anni il presidente russo Vladimir Putin. A conferma di una partnership che non è sin qui in discussione.
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