L’obiettivo della Bielorussia è consolidare i legami economici e politici tra i due Paesi, entrambi stretti alleati della Russia
Capita raramente ad Alexandr Lukashenko, presidente bielorusso, di essere accolto con tutti gli onori quando si reca all’estero. Gli è successo lunedì 30 gennaio all’aeroporto di Harare, capitale dello Zimbabwe, dove è stato ricevuto con abbracci, balli e corone di fiori. L’uomo forte bielorusso è arrivato nel Paese dell’Africa meridionale per una visita di stato di tre giorni, che vuole promuovere il legame tra i due Paesi e dare vita ad una sempre più solida alleanza.
Il viaggio di Lukashenko arriva quattro anni dopo quello di Emmerson Mnangagwa, presidente dello Zimbabwe, che nel 2019 si era recato a Minsk. Soprattutto, la visita si svolge nel mezzo del conflitto ucraino, ed ha come protagonista uno dei più stretti alleati di Vladimir Putin: il Presidente bielorusso, per l’appunto, che come il suo omologo russo è in questi mesi colpito dalle sanzioni e dal taglio dei rapporti diplomatici, decisi dai Paesi occidentali. Andare in Zimbabwe serve quindi a Lukashenko proprio per reagire a questa situazione e per cercare di evitare un totale isolamento.
L’incontro non è però utile soltanto ai fini del presidente bielorusso, anzi: anche lo stesso Zimbabwe ha un estremo bisogno di alleati. A più riprese, infatti, il Paese è stato colpito dalle sanzioni occidentali. Nel 2001 e nel 2018 queste sono state imposte dagli Stati Uniti, che considerano il Paese una minaccia per la loro politica estera. A partire dal 2002, delle misure sono state prese anche dall’Unione Europea, a causa delle violazioni dei diritti umani e delle violenze da parte del regime prima di Robert Mugabe e ora di Emmerson Mnangagwa.
Le sanzioni hanno spinto lo Zimbabwe a guardare a Est. Nel corso degli ultimi anni il Paese ha rafforzato il suo legame con Mosca, andando a rinsaldare un rapporto che ha origini negli anni Settanta: durante la lotta di liberazione coloniale, conclusasi nel 1980, l’Unione Sovietica rappresentava infatti la maggiore forza a supporto dei movimenti che cercavano la decolonizzazione. Tra questi, il maggiore era lo Zanu-PF guidato da Mugabe, che dopo l’indipendenza del Paese si è imposto come partito unico e che ancora oggi detiene il potere nelle proprie mani. L’amicizia con Mosca ha portato di recente ad un legame anche con la vicina Bielorussia, come dimostra l’incontro di questi giorni.
L’allineamento tra lo Zimbabwe e gli interessi russi è risultato evidente anche a livello di politica internazionale, in particolare nelle votazioni alle Nazioni Unite. Nel 2014 il Paese africano è stato tra i pochi a schierarsi contro la condanna della Russia per l’annessione della Crimea e si è astenuto ultimamente dal voto che condannava l’invasione dell’Ucraina.
Oltre ad avere un significato geopolitico e strategico, la visita si inserisce all’interno di un tentativo di migliorare la cooperazione tra Zimbabwe e Bielorussia nel campo dell’agricoltura. Minsk ha promesso infatti investimenti per circa 66 milioni di dollari, che dovrebbero portare nel paese africano nuovi trattori, mietitrebbia e camion, come riportato da Reuters.
In generale, in entrambi gli stati l’agricoltura svolge un ruolo cruciale. La Bielorussia rappresenta uno dei maggiori produttori mondiali di fertilizzanti, tanto più ora che la Russia — che anche è ai primi posti in questa classifica — è impegnata in ben altre attività. Lo Zimbabwe è stato considerato a lungo il granaio dell’Africa meridionale, prima che iniziasse una forte crisi di produzione che l’ha costretto per anni ad importare parte del proprio fabbisogno dai Paesi vicini e dall’Europa orientale. Il periodo di difficoltà, tuttavia, potrebbe essere alle spalle: la testata The African Report riporta come nel 2022 il Paese abbia fatto registrare un raccolto di quasi 400mila tonnellate di grano, superando le quantità necessarie ad uso interno e potendo perciò esportare il cereale, beneficiando degli alti prezzi presenti a livello mondiale.