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Myanmar: più proteste, più repressione


In Myanmar proseguono le proteste contro il golpe. Alla repressione fisica si aggiunge quella legale. Onu e Usa minacciano i militari, mentre i vicini asiatici restano ancora in silenzio

In Myanmar proseguono le proteste contro il golpe. Alla repressione fisica si aggiunge quella legale. Onu e Usa minacciano i militari, mentre i vicini asiatici restano ancora in silenzio

Si allargano le proteste, si allarga la repressione. Il Myanmar rischia un ritorno al passato mentre l’esercito prova ad arginare la sollevazione popolare contro il golpe militare dello scorso 1° febbraio. Dai cannoni d’acqua si è passati ai proiettili, Internet è quasi completamente bloccato e, come accadeva tre decenni fa, bande criminali vengono utilizzate per scoraggiare il dissenso e giustificare la stretta sull’ordine pubblico. Si moltiplicano gli arresti anche nella società civile, ma soprattutto le generazioni più giovani non sembrano intenzionate a fermarsi. E il mondo osserva con preoccupazione quello che accade in un Paese chiave per stabilire gli equilibri geopolitici asiatici.

Più proteste

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