Storico incontro a Baghdad tra il Primo Ministro iracheno, il Presidente dell’Egitto e il Re di Giordania. Intanto gli Usa bombardano gruppi filo-iraniani nel Paese
Può l’Iraq ambire a un ruolo di mediatore per il Medio Oriente? Domenica scorsa il Primo Ministro Mustafa al-Kadhimi ha ospitato a Baghdad il Re di Giordania Abdullah II e il Presidente dell’Egitto, in quella che è stata per Abdel Fattah al-Sisi la prima visita di un’autorità col suo titolo nell’ex nazione di Saddam Hussein. Infatti, nessun Presidente egiziano si è più recato in Iraq dalla prima guerra del Golfo, a dimostrazione dell’attuale bisogno di cambiamento espresso dalla nomenclatura irachena su svariati fronti, compresi la presenza statunitense e quella iraniana.
Il framework trilaterale
L’incontro ad alto livello tra i Paesi rientra all’interno di un percorso avviato nel 2019, un importante meccanismo di cooperazione, chiamato anche Arab Alliance, iniziato proprio a Il Cairo. L’anno seguente è stata Amman a organizzare l’evento, quest’anno nella capitale irachena, in un clima ben diverso rispetto ai precedenti.
Con la crisi sanitaria da coronavirus in atto e i vari stravolgimenti a livello geopolitico — dal cambio di guardia alla Casa Bianca passando per il nuovo Governo israeliano — l’incontro di domenica ha suggellato un rafforzamento tra le politiche dei tre Governi, in un quadro che potrebbe rivelarsi nuovo per tutti gli attori mediorientali. Quanto peserebbe un abbandono statunitense dell’area? Crescerà il ruolo della Cina? Come comportarsi nel caso di una crisi regionale e di un conflitto tra l’Iran e l’Arabia Saudita?
Dal contrasto al terrorismo al ruolo dell’Iran
“La visita è un importante messaggio rivolto ai nostri popoli: siamo uniti e ci supportiamo per servire gli abitanti della regione”, ha commentato il Primo Ministro al-Kadhimi. Ma non solo: sul piatto progetti di investimento, infrastrutturali e l’integrazione strategica tra le economie dei tre Paesi. Sulla carta, uno sviluppo importante ma che richiede grande unità d’intenti nell’affrontare sia le sfide che le problematiche in essere.
Tra queste, non di poco conto la presenza sia iraniana che statunitense in Iraq. Negli anni passati la nazione ha pagato il prezzo dell’uso del suo territorio per lo scontro continuo tra Teheran e Washington, compresa l’ultima l’azione militare dell’esercito Usa contro obiettivi filo-iraniani nel Paese. Baghdad ha criticato ancora una volta la presenza statunitense, così come si cerca a livello regionale di neutralizzare il forte ruolo iraniano.
Passare dalla diplomazia potrebbe essere una delle strade ricercate da Baghdad, che nei mesi scorsi ha ospitato il primo incontro di alto livello tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Stavolta, è storia con la visita di al-Sisi, con un Presidente egiziano che mancava dall’Iraq da 31 anni. Il futuro dell’area è nelle mani dei tre Paesi.
L’incontro ad alto livello tra i Paesi rientra all’interno di un percorso avviato nel 2019, un importante meccanismo di cooperazione, chiamato anche Arab Alliance, iniziato proprio a Il Cairo. L’anno seguente è stata Amman a organizzare l’evento, quest’anno nella capitale irachena, in un clima ben diverso rispetto ai precedenti.