BoJo in bilico
Il leader conservatore sotto attacco. Ma i suoi oppositori interni sono divisi. La classe dirigente britannica si mostra sempre più inadeguata
Ce la farà Boris Johnson a sopravvivere al partygate? Ne sapremo di più in settimana, quando uscirà il rapporto sull’indagine della civil servant Sue Gray, incaricata di fare luce sui party (otto o nove) tenuti a Dowing Street per festeggiare ricorrenze varie, mentre il Paese era alle prese con il lockdown e l’obbligo di distanziamento, imposto da Downing Street senza un voto parlamentare. La pubblicazione del rapporto sulle festicciole del premier doveva già avvenire nei giorni scorsi, ma l’intervento della polizia, che inizialmente aveva fatto un passo indietro, lasciando alla Grey l’incombenza di condurre l’inchiesta, ne ha ritardato l’uscita.
Il Metropolitan Police Service, che adesso sta indagando in prima persona, ha chiesto che nella pubblicazione del rapporto sulla vicenda vengano limitate le informazioni relative ai fatti oggetto della propria inchiesta penale e che questi non siano resi noti fino a conclusione dell'indagine.
Un bel regalo per il premier, che al massimo rischia una multa probabilmente, e che però può prendere tempo prezioso, in attesa che il partygate passi di moda davanti a questioni più urgenti. Mentre le opposizioni rumoreggiano, chiedendo che il rapporto appaia senza omissis, BoJo cerca di ricompattare la fila dei Tories.
Per aprire una crisi nel partito, sono necessarie 54 lettere di sfiducia da indirizzare al Presidente del Comitato 1922 (è il nome dato al gruppo di deputati della Camera dei Comuni incaricato dal Partito conservatore di gestire processi di sfiducia) e quanto trapelerà dal rapporto potrebbe essere la spinta per sfiduciare l’uomo della Brexit. La platea dei suoi oppositori interni però è al momento troppo eterogenea per esprimere un sostituto. Si parla del Cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak (che da tempo sembra in campagna elettorale) ma anche di Liz Truss, Ministra degli Esteri e nuova responsabile della Brexit, la cui popolarità all’interno del partito è in crescita.
I Tories scozzesi, incluso Douglas Ross, che ha chiesto pubblicamente a BoJo di dimettersi, sembra che abbiano incontrato Truss la scorsa settimana. La Ministra degli Esteri però smentisce di essere tentata dalla leadership, rinnovando, in una sua intervista a BBC Breakfast, il suo sostegno al premier. I prossimi giorni potrebbero essere cruciali per capire cosa succederà. Se le alternative a BoJo resteranno deboli, il premier potrebbe restare al suo posto o essere sfiduciato e poi riconfermato.
Le difficoltà di Boris Johnson confermano che il Regno Unito sta vivendo una fase straordinaria di inadeguatezza della sua classe dirigente, fatto anomalo per la sua storia e la sua tradizione di grande qualità e competenza. Continuo a pensare che Londra stia rischiando la dissoluzione del Regno, soprattutto se i suoi leader continueranno a esprimere questo livello così poco proporzionato alla complessità delle sfide che abbiamo sul tavolo.