Il Ministro della Difesa si è recato in Norvegia per assistere alle esercitazioni “Cold Response” della Nato, fondamentali soprattutto alla luce della “imprevedibilità” di Vladimir Putin
Il Regno Unito, già molto attivo nell’opposizione alla Russia per l’invasione dell’Ucraina, ha detto di voler aumentare la sua presenza militare nell’Artico. Durante una conferenza stampa a Bardufoss, in Norvegia, dove si è recato per assistere alle esercitazioni militari della Nato nell’area, il Ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti.
Cosa ha detto il Ministro della Difesa inglese
Innanzitutto ha anticipato che Londra si impegnerà per la difesa delle acque dell’Oceano Atlantico settentrionale attraverso una “più profonda integrazione e interoperabilità [militare, ndr] con i Paesi come la Norvegia”, con la quale condivide l’appartenenza alla Nato. E poi che schiererà “un gruppo d’attacco dei Marines permanentemente attivo nei Paesi nordici”, che ruoterà tra Norvegia, Svezia e Finlandia. “Credo”, ha concluso Wallace, “che saremo molto più presenti nella zona”.
Cosa pensa la Norvegia
Le sue parole sono state ben accolte dall’omologo norvegese Odd Roger Enoksen, che ha detto di volere “più attività degli alleati su al nord”. La Norvegia è l’unico membro della Nato a confinare con la Russia a nord del Circolo polare artico, un fatto che la rende strategicamente rilevantissima per l’Alleanza atlantica. Oslo è preoccupata per le sempre più frequenti manovre aeree e sottomarine di Mosca nella regione; per questo, un anno fa, ha firmato un accordo rivisitato sulla difesa con gli Stati Uniti.
A causa del riscaldamento globale, che libera potenziali nuove vie di navigazione, l’Artico è da tempo diventato un terreno di competizione tra le potenze, sia quelle costiere (come gli Stati Uniti e la Russia) sia quelle più distanti (come la Cina). Oltre alle opportunità per il commercio, lo scioglimento dei ghiacci artici sta creando, per le nazioni che vi si affacciano, nuove frontiere marittime e nuove necessità di protezione dalle minacce militari.
Secondo Enoksen, comunque, non si registrano segnali di un allargamento nell’Artico della guerra avviata dalla Russia in Ucraina.
Le esercitazioni “Cold Response”
Enoksen ha probabilmente ragione: se è vero che la Nato non ha intenzione di combattere contro la Russia, è vero anche che Mosca non sembra essere nelle condizioni di sostenere un conflitto contro l’intera Alleanza atlantica, considerate le difficoltà già riportate in Ucraina. Il generale americano David Berger, commentando le esercitazioni Nato in Norvegia, ha fatto però notare una cosa: “Credo che la lezione imparata [in Ucraina, ndr] è che non si può prevedere cosa potrebbe fare un dittatore”, riferendosi al fatto che nessuno – intelligence statunitense a parte – riteneva probabile che Vladimir Putin ordinasse un’invasione dell’Ucraina.
Comprendere la Russia pare insomma essere diventato più difficile, e il Cremlino sembra disposto a passare sopra alle conseguenze politiche ed economiche pur di realizzare il suo piano di proiezione di influenza in Europa. Visto il contesto, dunque, le esercitazioni “Cold Response” della Nato nel nord norvegese assumono un’importanza ancora maggiore. Vi hanno partecipato circa trentamila truppe, e si svolgono all’incirca così: viene simulato un attacco alla Norvegia nell’Artico da parte di un Paese fittizio, che fa scattare l’articolo 5 della Nato e lo schieramento delle forze alleate di terra, aria e acqua in soccorso di Oslo.
Il Ministro della Difesa si è recato in Norvegia per assistere alle esercitazioni “Cold Response” della Nato, fondamentali soprattutto alla luce della “imprevedibilità” di Vladimir Putin