Il Pentagono pubblica il report del 2022 sulle sfide alla sicurezza nello spazio: crescita del 70% per i sistemi di Mosca e Pechino. Il Ministero degli Esteri della Repubblica popolare: mentalità da guerra fredda, è Washington il più grande pericolo
Mentre prosegue l’attacco della Russia in Ucraina e, in parallelo, il confronto degli Stati Uniti con la Cina nell’Asia-Pacifico, Washington mantiene aperto un terzo fronte di scontro, quello spaziale. Non siamo ancora arrivati alle guerre stellari, ma secondo il report sulla sicurezza nello spazio pubblicato dalla Dia, Defense Intelligence Agency, chiamato Challenges to Security in Space 2022, Mosca e Pechino “hanno accresciuto del 70% gli asset capaci di erodere la leadership degli Stati Uniti e dei suoi alleati nello spazio”.
Leggi il report Challenges to Security in Space 2022.
Non si è fatta attendere la risposta del Ministero degli Esteri cinese: il portavoce Zhao Lijian, rispondendo alla stampa nel corso del briefing quotidiano con i giornalisti, ha affermato che quella statunitense è una mentalità da Guerra fredda e che, in realtà, è proprio Washington il più grande pericolo per la sicurezza nello spazio. “Gli Stati Uniti hanno apertamente designato lo spazio come area di scontro, spinto per la creazione della Space Force e del Comando Spaziale, e sostenuto molti sforzi per lo sviluppo e l’impiego di armi offensive nell’outer space”, ha commentato Zhao.
Eppure, secondo il report della Dia, è chiaro l’intento russo e cinese di andare contro la sicurezza americana, con numeri da capogiro: tra il 2015 e il 2018 l’avanzata tecnologica dei due Paesi capace di colpire i sistemi satellitari ha avuto una crescita del 200%. “Questa nuova edizione del Challenges to Security in Space fornisce un aggiornamento, una panoramica non-secretata degli attuali pericoli alle capacità spaziali degli Stati Uniti, provenienti in particolare da Cina, Russia e, in misura minore, da Corea del Nord e Iran”, ha spiegato alla stampa John F. Huth, responsabile della Dia.
Per Huth, Russia e Cina vedono lo spazio come un requisito per vincere le guerre moderne e, nello specifico, con obiettivo il contrasto al mondo occidentale. Tramite l’ambito spaziale, cercano di posizionarsi come leader mondiali. Per questo motivo, “fin dall’inizio del 2019, è aumentata la competizione nelle operazioni spaziali, in tutti i singoli ambiti: comunicazioni, remote sensing, aviazione, dimostrazioni scientifiche e tecnologiche”, aggiunge il responsabile Dia.
Kevin Ryder, analista della Defense Intelligence Agency, oltre alle percentuali di crescita dei sistemi spaziali russi e cinesi in grado di colpire i satelliti statunitensi, ha ricordato il lancio del lander e rover di Pechino nella parte più lontana della Luna, così come un lander orbitale e un rover in missione su Marte. Inoltre, la Cina ha testato numerosi missili in grado di struggere satelliti e provato altri sistemi, come i satellite jamming, capaci di bloccare le comunicazioni satellitari e Gps.
Le intenzioni di Russia e Cina
Ma quale sarebbe l’obiettivo reale della Cina e della Russia? “Entrambe le nazioni cercano di accrescere le loro iniziative nello spazio, sia in collaborazione che in autonomia, con progetti per l’esplorazione sia della Luna che di Marte nei prossimi 30 anni”, ha aggiunto Ryder. “Se ne saranno capaci, questi sforzi porteranno Pechino e Mosca ad accaparrarsi delle risorse naturali” sulla Luna.
Eppure, il primo ad aprire allo sfruttamento delle risorse lunari, su Marte e sugli altri corpi celesti fu proprio il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, nel 2020, firmò un ordine esecutivo che incoraggia le imprese private all’esplorazione spaziale per accaparrarsi i beni naturali presenti. Secondo l’allora amministrazione repubblicana, “gli americani devono avere il diritto a intraprendere esplorazioni commerciali, al recupero e all’uso delle risorse nello spazio”. Anche perché, nella visione trumpiana, l’outer space “è legalmente e fisicamente un dominio dell’attività umana che gli Stati Uniti non considerano un bene comune”.
Roscosmos, l’agenzia spaziale della Russia, affermò che la decisione statunitense danneggia la cooperazione internazionale e “confligge con la nozione di spazio che appartiene all’umanità”. Quello degli Stati Uniti, per Roscosmos, era definito come un “tentativo di espropriazione e un piano aggressivo per impadronirsi di territori su altri pianeti”. Sul caso intervenne anche il Cremlino: il portavoce Dmitri Peskov sostenne che “qualunque forma di privatizzazione dello spazio sarebbe considerata inaccettabile”.
Da lì, la scelta russa di abbandonare la Stazione spaziale internazionale: ufficialmente per l’obsolescenza del progetto ma, più pragmaticamente, per questioni geopolitiche, con la retorica dello scontro ormai tornata non solo in auge ma anche concretizzatasi con la guerra in Ucraina.
Da ricordare il protocollo firmato da Russia e Cina per la costruzione di un centro per le ricerche spaziali sulla Luna. A marzo 2021 la China National Space Adminisration e Roscosmos sottoscrissero un memorandum of understanding per facilitare la collaborazione tra le due nazioni in campo spaziale, con l’obiettivo di giungere all’implementazione dell’International Lunar Research Station (Ilrs).