Bergoglio ha elogiato il Paese che ricerca con tenacia il bene del singolo e della comunità e ha salutato la Cina, chiedendo ai cattolici cinesi di essere “buoni cristiani e buoni cittadini”
Si è chiusa la storica visita di Papa Francesco in Mongolia. Un viaggio che ha riservato anche numerosi spunti di interesse sulla Cina, l’immenso vicino convitato di pietra del pellegrinaggio di Bergoglio. Tanto che più di una bandiera della Repubblica Popolare Cinese è apparsa durante gli appuntamenti pubblici a cui ha presenziato il pontefice.
Dopo i vari incontri istituzionali con le massime cariche politiche e religiose del Paese, il fulcro del viaggio del Papa è stato l’incontro ecumenico e interreligioso di Ulan Bator. Qui ha dichiarato che l’Asia ha moltissimo da offrire e che la Mongolia “custodisce un grande patrimonio di sapienza, che le religioni qui diffuse hanno contribuito a creare e che vorrei invitare tutti a scoprire e valorizzare”. Da sempre considerata periferia, nella visione del Papa “venuto dalla fine del mondo” la Mongolia è il cuore dell’Asia, cioè del continente a sua volta cuore del terzo millennio. Bergoglio ha anche elencato i 10 elementi che la Mongolia può offrire al mondo come esempio: “Il buon rapporto con la tradizione, nonostante le tentazioni del consumismo; il rispetto per gli anziani e gli antenati – quanto bisogno abbiamo oggi di un’alleanza generazionale tra loro e i più giovani! Dialogo tra nonni e nipoti –. E poi, la cura per l’ambiente, nostra casa comune, altra necessità tremendamente attuale. Siamo in pericolo… E ancora: il valore del silenzio e della vita interiore, antidoto spirituale a tanti malanni del mondo odierno. Quindi, un sano senso di frugalità; il valore dell’accoglienza; la capacità di resistere all’attaccamento alle cose; la solidarietà, che nasce dalla cultura dei legami tra le persone; l’apprezzamento per la semplicità. E, infine, un certo pragmatismo esistenziale, che tende a ricercare con tenacia il bene del singolo e della comunità”.
Alla Steppe Arena della capitale mongola, Bergoglio ha poi tenuto la messa di fronte a circa 2500 fedeli. Molti mongoli vivono ancora una tradizione nomade per far pascolare i loro animali e, nella sua omelia, il Papa ha usato l’immagine per far capire il suo punto di vista. “Tutti noi siamo nomadi di Dio, pellegrini in cerca di felicità, viandanti assetati d’amore”, ha detto. Diversi monaci buddisti hanno partecipato alla cerimonia, insieme ad altri rappresentanti religiosi. Evenienza criticata da alcuni cattolici conservatori, che hanno parlato di “supermercato delle religioni”. Ma il Papa ha ribadito di dare grande importanza al “dialogo ecumenico, interreligioso e culturale” e ha condannato “la ristrettezza, l’imposizione unilaterale, il fondamentalismo e la costrizione ideologica”, dicendo che distruggono la fraternità, alimentano le tensioni e compromettono la pace.
Presenti, come detto, anche alcuni fedeli cinesi. Appena atterrato in Mongolia, peraltro, Papa Francesco ha fatto recapitare un messaggio a Xi Jinping in cui ha augurato il benessere alla nazione cinese. Poi Bergoglio ha inviato anche altri due segnali. Il primo quando ha detto di voler sfatare un mito sulla Chiesa cattolica, affermando che il suo obiettivo non è quello di convertire i popoli. Il secondo, forse più significativo, quando ha detto che la Chiesa non è un’entità politica. “Le istituzioni secolari e i governi non hanno nulla da temere dall’opera di evangelizzazione della Chiesa”, ha dichiarato. Due tentativi di rassicurazioni, con sullo sfondo il sogno mai sopito di un viaggio a Pechino sulle tracce di Matteo Ricci.
C’è anche un passaggio esplicito, quando al termine della messa il Papa ha inviato un saluto alla Cina, definendo i suoi cittadini un popolo “nobile” e chiedendo ai cattolici in Cina di essere “buoni cristiani e buoni cittadini”. Un’aggiunta, la seconda, che non dispiacerà a Pechino che da anni è impegnata a sinizzare la religione cattolica e in generale ad adattare le diverse fedi alle “caratteristiche cinesi”. Domenica il Santo Padre ha voluto al suo fianco il cardinale John Tong Hon, vescovo emerito di Hong Kong, e il cardinale designato, nonché attuale vescovo, Stephen Chow. Pronta la risposta. “La Cina ha assunto un atteggiamento positivo nel migliorare le relazioni con il Vaticano”, ha dichiarato Mao Ning, portavoce del Ministero degli Esteri, durante la conferenza stampa quotidiana.
Santa Sede e Pechino hanno rinnovato già due volte l’accordo biennale del 2018 sulla nomina dei vescovi, ma il Vaticano ha denunciato più volte di non essere stato consultato durante le procedure di scelta operate dal Partito comunista. Col viaggio in Mongolia, Bergoglio spera di aver fatto un passo in più in direzione di Pechino.
Si è chiusa la storica visita di Papa Francesco in Mongolia. Un viaggio che ha riservato anche numerosi spunti di interesse sulla Cina, l’immenso vicino convitato di pietra del pellegrinaggio di Bergoglio. Tanto che più di una bandiera della Repubblica Popolare Cinese è apparsa durante gli appuntamenti pubblici a cui ha presenziato il pontefice.
Dopo i vari incontri istituzionali con le massime cariche politiche e religiose del Paese, il fulcro del viaggio del Papa è stato l’incontro ecumenico e interreligioso di Ulan Bator. Qui ha dichiarato che l’Asia ha moltissimo da offrire e che la Mongolia “custodisce un grande patrimonio di sapienza, che le religioni qui diffuse hanno contribuito a creare e che vorrei invitare tutti a scoprire e valorizzare”. Da sempre considerata periferia, nella visione del Papa “venuto dalla fine del mondo” la Mongolia è il cuore dell’Asia, cioè del continente a sua volta cuore del terzo millennio. Bergoglio ha anche elencato i 10 elementi che la Mongolia può offrire al mondo come esempio: “Il buon rapporto con la tradizione, nonostante le tentazioni del consumismo; il rispetto per gli anziani e gli antenati – quanto bisogno abbiamo oggi di un’alleanza generazionale tra loro e i più giovani! Dialogo tra nonni e nipoti –. E poi, la cura per l’ambiente, nostra casa comune, altra necessità tremendamente attuale. Siamo in pericolo… E ancora: il valore del silenzio e della vita interiore, antidoto spirituale a tanti malanni del mondo odierno. Quindi, un sano senso di frugalità; il valore dell’accoglienza; la capacità di resistere all’attaccamento alle cose; la solidarietà, che nasce dalla cultura dei legami tra le persone; l’apprezzamento per la semplicità. E, infine, un certo pragmatismo esistenziale, che tende a ricercare con tenacia il bene del singolo e della comunità”.
Alla Steppe Arena della capitale mongola, Bergoglio ha poi tenuto la messa di fronte a circa 2500 fedeli. Molti mongoli vivono ancora una tradizione nomade per far pascolare i loro animali e, nella sua omelia, il Papa ha usato l’immagine per far capire il suo punto di vista. “Tutti noi siamo nomadi di Dio, pellegrini in cerca di felicità, viandanti assetati d’amore”, ha detto. Diversi monaci buddisti hanno partecipato alla cerimonia, insieme ad altri rappresentanti religiosi. Evenienza criticata da alcuni cattolici conservatori, che hanno parlato di “supermercato delle religioni”. Ma il Papa ha ribadito di dare grande importanza al “dialogo ecumenico, interreligioso e culturale” e ha condannato “la ristrettezza, l’imposizione unilaterale, il fondamentalismo e la costrizione ideologica”, dicendo che distruggono la fraternità, alimentano le tensioni e compromettono la pace.