La presa di Kabul e il collasso della Repubblica potrebbero essere questione di giorni. Si rischia un massacro di civili: la città conta oltre 4,4 milioni di abitanti
L’avanzata dei talebani in Afghanistan procede con talmente tanta rapidità e ferocia che i tempi fisiologici di pubblicazione delle notizie non riescono a stare al passo con gli aggiornamenti dal campo. Mentre scriviamo, il gruppo islamista politico-terroristico ha da poco conquistato la città di Firozkoh, il capoluogo della provincia occidentale di Ghor. I talebani hanno portato sotto il loro controllo oltre i due terzi del Paese, la metà dei 34 capoluoghi e le due città più importanti dopo la capitale Kabul: ovvero Herat (nell’est: la base militare italiana aveva sede qui) e Kandahar (nel sud).
L’offensiva degli estremisti si concentra principalmente nel nord, per sottomettere le milizie che storicamente hanno opposto resistenza al loro regime. Il Governo del Presidente Ashraf Ghani potrebbe non riuscire a reggere a lungo e la ritirata completa delle truppe americane – che offrono un supporto logistico e aereo cruciale per l’esercito afghano – entro il 31 agosto andrà probabilmente ad accentuare lo sbilanciamento dei rapporti di forza, che penderanno ancora di più dalla parte dei talebani.
La strategia militare dei talebani
I talebani sono numericamente inferiori ai soldati afghani (il rapporto è di circa uno a tre) e sono peggio equipaggiati. Ma sono più motivati, più abili nel combattere una guerriglia e forse anche più astuti nella strategia militare. Hanno sfruttato gli accordi sullo scambio dei prigionieri con il Governo per ampliare le proprie fila. Si sono concentrati sui territori settentrionali perché è qui che, tra il 1996 e il 2001, prese forma quell’Alleanza del nord che aiutò gli statunitensi a rovesciare in tempi brevi l’emirato del mullah Omar. Hanno conquistato i punti di frontiera ai confini con l’Iran, il Tagikistan o il Turkmenistan per sottrarre le entrate delle tariffe di transito alle istituzioni e utilizzarle per finanziare la loro avanzata. Hanno preso possesso dei centri logistici come Puli Khumri e Ghazni che gli garantiscono l’accesso alle autostrade che portano a Kabul dal nord e dal sud-ovest. Hanno sfruttato la ritirata dei contrattisti americani, fondamentali per la manutenzione dei mezzi dell’aeronautica afghana, rimasta senza il vantaggio aereo.
Le forze armate afghane si ritrovano a dover proteggere un gran numero di infrastrutture critiche e tratti stradali e hanno già dimostrato di non essere in grado di reggere lo scontro nelle postazioni periferiche: fuggono dalla battaglia e lasciano dietro di sé armi e veicoli – a volte di provenienza americana, dunque di qualità – ai talebani. Questi ultimi hanno spostato il focus dalle aree rurali isolate ai centri urbani, anche quelli maggiori, e possono permettersi di ammassare combattenti su singoli obiettivi con meno remore.
Il piano finale dei talebani è circondare Kabul e stritolarla “come un’anaconda” farebbe con la sua preda. La presa della capitale e il collasso della Repubblica potrebbero essere questione di settimane. Di sicuro c’è che il gruppo ha fretta: non vuole perdere lo slancio e punta alla conquista di Kabul prima dell’inverno, quando il freddo e il ghiaccio rallenterebbero i combattimenti.
L’unica speranza di Kabul
L’assalto alla capitale rischia di tramutarsi in un massacro di civili, visto che la città conta oltre 4,4 milioni di abitanti. L’unica speranza di sopravvivenza per il Governo Ghani non sono le forze estere – gli Stati Uniti non hanno ripensamenti: lasceranno l’Afghanistan nonostante i rischi – ma i combattenti dei corpi speciali afghani, meglio addestrati alla guerra e più motivati. Come raccontava Daniele Raineri sul Foglio, i membri del corpo dei commando non vengono risparmiati dai talebani in caso di resa proprio per la loro pericolosità.
Le forze d’élite afghane sono composte da circa ventimila unità in tutto e finora sono state schierate a difesa di varie città in piccoli numeri, forse non abbastanza per fare la differenza. Probabilmente convergeranno a Kabul per resistere e respingere l’offensiva talebana, quando inizierà.
La presa di Kabul e il collasso della Repubblica potrebbero essere questione di giorni. Si rischia un massacro di civili: la città conta oltre 4,4 milioni di abitanti