I leader di sei nazioni africane in visita a Kiev e a San Pietroburgo per trovare una soluzione di pace in un conflitto che pesa sul continente africano
Può l’Africa diventare protagonista di un’iniziativa di pace per la fine della guerra in Ucraina e il termine dell’invasione della Russia? In questi giorni sei tra Presidenti, Capi di Stato, di Governo e rappresentanti di alto livello delle nazioni africane, alcune delle quali direttamente implicate dal punto di vista politico nel conflitto, si sono diretti in Polonia per raggiungere prima Kiev e poi San Pietroburgo, pronti a parlare sia con Volodymyr Zelensky che con Vladimir Putin.
Tra partecipanti e defezioni
Della delegazione fanno parte Macky Sall del Senegal, Hakainde Hichilema dello Zambia, Azali Assoumani delle Comore, che contestualmente presiede l’Unione Africana, e Ciryl Ramaphosa del Sud Africa. Non parteciperà, diversamente da quanto atteso, il Presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi, che invia il suo Primo Ministro Mostafa Kamal Madbouly, né il Presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, affetto da Covid, rappresentato dal Ministro degli Esteri. All’ultimo momento ha declinato l’invito il Presidente della Repubblica del Congo Denis Sassou Nguesso, secondo il quale “la situazione sul campo è peggiorata e le condizioni non sono ideali per un dialogo fruttifero per la pace”.
Scetticismo sull’iniziativa ma proposte africane concrete
I dubbi attorno all’iniziativa sono molteplici — comprese alcune polemiche legate alla Brazzaville Foundation del businessman francese Jean-Yves Ollivier, che ha posto le basi per la proposta di pace — ma l’obiettivo è sicuramente degno di nota, dato che non è comune una missione diplomatica Made in Africa e rivolta, tra l’altro, direttamente su suolo europeo.
Uno scetticismo generale che, d’altro canto, non deve far dimenticare le problematiche dirette subite dal continente africano dall’inizio del conflitto a febbraio 2022. Le conseguenze negative per la catena di approvvigionamento delle materie prime e alimentari hanno prodotto tensioni non indifferenti e carenze di granaglie di fondamentale importanza per la sussistenza di numerosi Paesi.
“Il conflitto e le sanzioni imposte alla Russia, uno dei maggiori trading partner del continente africano, hanno avuto un effetto avverso sulla vita degli africani e sulle economie delle nazioni”, si legge nel documento pubblicato da Reuters che non è stato ufficialmente reso pubblico. Inoltre, le nazioni della missione diplomatica propongono per la pace il ritiro delle truppe russe, la rimozione delle armi tattiche nucleari dalla Bielorussia e la sospensione del mandato d’arresto per Putin voluto dalla Corte Penale Internazionale.
“Tali misure potrebbero facilitare la creazione di una situazione capace di condurre a un cessate-il-fuoco, permettendo alle parti la costruzione della fiducia reciproca per considerare la formulazione delle strategie per il ritorno alla pace”, scrivono le sei nazioni. I leader africani aggiungono che la cessazione delle ostilità dovrebbe essere seguita da negoziazioni dirette tra la Russia e l’Occidente, che includerebbero trattative sul dispiegamento di sistemi a medio raggio, armi tattiche nucleari e sistemi per le armi biologiche.
Occhi puntati sul Sud Africa
I Paesi africani rimangono in gran parte neutrali rispetto al conflitto, in difficoltà nell’esporsi visto e considerato che il continente è da anni terreno di scontro tra i principali player internazionali, nella morsa dell’influenza occidentale, cinese e russa. L’Ucraina ha cercato di sfidare la posizione russa in Africa con due missioni del Ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, l’ultima avvenuta nel mese di marzo e la prima a ottobre 2022. “Rimanere neutrali rispetto all’aggressione russa contro l’Ucraina significa proiettare la neutralità sulle violazioni dei confini e sui crimini che potrebbero avvenire attorno ai vostri Paesi”, ha detto ad Addis Abeba, in Etiopia.
Del sestetto africano fa parte anche il Sud Africa che, come raccontato nelle scorse settimane su eastwest, gioca un ruolo delicato nell’ampio quadro delle relazioni internazionali. Ospitando i lavori del gruppo BRICS nel 2023, dopo il meeting dei Ministri degli Esteri, ad agosto dovrebbe accogliere il Presidente Putin, a sua volta sottoposto a mandato di arresto internazionale. Una posizione che mette in difficoltà Pretoria, membro della Corte Penale internazionale. Ciononostante, l’esecutivo sudafricano sarebbe pronto a garantire l’immunità a Putin.
“Questo è il conferimento standard di immunità rilasciato nel corso di tutte le conferenze internazionali che si tengono in Sud Africa, a prescindere dal livello di partecipazione”, ha spiegato il Dipartimento per gli Affari Internazionali. “Le immunità vengono offerte alla conferenza, non a singoli individui. Lo scopo è quello di proteggere dalla giurisdizione del Paese ospitante la conferenza e coloro i quali parteciperanno”.
Una situazione complessa, che vede il Sud Africa pressato anche per le accuse statunitensi, parzialmente rientrate, sulla fornitura di armi alla Federazione. Ecco perché è diffuso lo scetticismo relativamente all’iniziativa per la pace africana. Ma resta un punto di straordinaria importanza: la capacità di aver intessuto, quantomeno, un dialogo sia con ucraini che con russi. Uno scenario certamente non sufficientemente positivo né risolutivo, ma le infinite vie della diplomazia potrebbero — si spera — riservare piacevoli sorprese.