Riprendono le tensioni tra Armenia e Azerbaijan

Per Yerevan, gli azeri non avrebbero rispettato il cessate il fuoco. Baku: basta provocazioni

Il conflitto tra Armenia e Azerbaijan per il Nagorno Karabakh continua a intralciare il regolare rapporto tra le due nazioni, che nei giorni scorsi hanno reciprocamente accusato i rispettivi eserciti di violazione dei patti. A farne le spese principalmente sarebbero ancora gli armeni, già sconfitti nell’ultima guerra: tre i soldati morti negli scontri con le truppe di Baku, a dimostrazione che la tensione rimane altissima e che lo spazio per il dialogo risulta ancora limitato.

La posizione di Yerevan punta il dito contro gli azeri, rei di aver superato il margine che delimita i due Paesi: si parla di “battaglia iniziata in direzione nord-est del confine con l’Azerbaijan”. “Alle 03:40 del 28 luglio, unità delle Forze armate azere hanno nuovamente provocato la violazione del cessate il fuoco. Tutte le responsabilità dell’aggravamento della situazione ricadono sulla leadership politico-militare dell’Azerbaijan”, recita un comunicato del Ministero della Difesa armeno.

Baku spiega, invece, che due soldati azeri sarebbero stati feriti da un bombardamento armeno avvenuto nel confine caucasico tra le due nazioni, nella sezione di Kalbajar. “Chiediamo che la leadership politico-militare dell’Armenia interrompa le provocazioni al confine di Stato delle due nazioni e che inizi negoziati sulla delimitazione del confine in maniera civile”, dice il Ministero della Difesa dell’Azerbaigian. Parole praticamente simili a quelle degli avversari, modalità di espressione dalla quale traspare tutto fuorché chiarezza su quanto è accaduto nelle ultime ore.

Per l’Armenia, le forze azere stanno cercando di “aggiustare il confine svolgendo un certo lavoro” nella regione di Syunik. Yerevan è preoccupata dalle dichiarazioni del Presidente Ilham Aliyev sul Zangezur Orientale, ovvero il Syunik armeno, che per Baku sarebbe una regione storicamente azera. “Il Zangezur è la terra dei nostri antenati, siamo sul nostro territorio”: una nuova rivendicazione?