L’Europa non puó “mollare” l’unica storia di successo proveniente dalle primavere arabe
A quasi un mese dalla sospensione dell’attività del Parlamento, la rimozione del Primo Ministro e l’assunzione nella proprie mani dell’autorità esecutiva, il Presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied, ha annunciato che sarà resa pubblica “nei prossimi giorni” la composizione del nuovo Governo.
Ad oggi il Presidente Saied, che dopo le preoccupazioni di una deriva antidemocratica ha sempre ribadito di aver agito per salvare le istituzioni statali paralizzate dalla corruzione e di aver rispettato la Costituzione, non ha annunciato le sue intenzioni a lungo termine, lasciando la comunità internazionale preoccupata per il futuro del Paese.
Le purghe continuano ancora. Sabato scorso è toccato al capo del Comitato anticorruzione tunisino, che è stato messo agli arresti domiciliari, dopo che le forze di sicurezza hanno preso il controllo del palazzo. Prima di lui, una serie di deputati a cui è stata revocata l’immunità parlamentare, hanno subito la stessa sorte, così come membri della magistratura, considerati dai tunisini il simbolo della corruzione del Paese. Sotto attacco anche i giornalisti. La polizia tunisina ha preso d’assalto l’ufficio di Al Jazeera nella capitale Tunisi, espellendo tutto il personale dalla sede.
Le misure per quanti sono sospettati di corruzione includono anche l’impossibilità di lasciare il Paese. La scorsa settimana, Saied ha commentato che “l’obiettivo delle misure eccezionali non è affatto privare i tunisini del diritto alla libera circolazione” e che le restrizioni e i divieti di viaggio sono “temporanei”.
La crisi economica
Mentre si procede con la moralizzazione del Paese, non è chiaro come il Presidente abbia intenzione di affrontare la crisi economica. La Tunisia affronta da un anno a questa parte la peggiore crisi dai tempi della sua indipendenza.
La pandemia di Covid-19 ha inferto un durissimo colpo all’economia: il debito pubblico, in pochi anni, è passato dal 35% del Pil nel 2011 al 75% del 2019 al 90% nel 2020, mentre la disoccupazione supera il 17%. Da mesi il Governo esautorato negoziava con il Fondo monetario internazionale per avere accesso a una nuova tranche di aiuti, ma adesso appare improbabile che l’Fmi possa sottoscrivere un nuovo programma.
Per questo, si fa il nome di un economista come possibile nuovo premier. Secondo alcune indiscrezioni, un possibile nuovo capo del Governo potrebbe essere il governatore della Banca centrale della Tunisia, Marouane al-Abbassi o, in alternativa, l’ex Ministro delle Finanze Nizar Yaish. Al nuovo premier toccheranno misure altamente impopolari: la riduzione della massa salariale dei dipendenti pubblici, la riforma dei sussidi e il ridimensionamento delle imprese statali.
L’Europa dovrebbe giocare un ruolo non solo di sostegno politico, pur rilevante, ma anche di sviluppo economico, per dare un segnale di incoraggiamento alla componente più liberale e dinamica del Paese, affinché non demorda, così da salvaguardare quella che viene ancora oggi considerata la sola storia di successo delle primavere arabe.
Ad oggi il Presidente Saied, che dopo le preoccupazioni di una deriva antidemocratica ha sempre ribadito di aver agito per salvare le istituzioni statali paralizzate dalla corruzione e di aver rispettato la Costituzione, non ha annunciato le sue intenzioni a lungo termine, lasciando la comunità internazionale preoccupata per il futuro del Paese.