Elezioni in Mongolia: il socialista Khurelsukh verso la vittoria
Il Partito del popolo mongolo è il favorito per la presidenza. I Democratici gridano alla "dittatura", mentre la Mongolia si prepara a giocare un ruolo importante tra Russia e Cina
Il Partito del popolo mongolo è il favorito per la presidenza. I Democratici gridano alla “dittatura”, mentre la Mongolia si prepara a giocare un ruolo importante tra Russia e Cina
Da un ex wrestler a un politico di lungo corso appartenente a una famiglia di autisti. Da Khaltmaagiin Battulga a Ukhnaa Khurelsukh. Questo dovrebbe essere, secondo tutti i pronostici, l’esito delle elezioni presidenziali in Mongolia in programma mercoledì 9 giugno. Ma dalle urne non uscirà solo un nuovo capo dello Stato: comunque vada, ci sarà una svolta nella vita politica del Paese asiatico stretto tra Russia e Cina.
Il sesto Presidente democraticamente eletto sarà infatti il primo a essere scelto dopo la riforma costituzionale di fine 2019. La riforma allunga il mandato presidenziale da quattro a sei anni, ma lo fa diventare singolo. Ciò significa che il Presidente non potrà più essere rieletto, già a partire da questa tornata. Il che ha scatenato le polemiche tra le forze politiche, con l’uscente Battulga che ha provato fino alla fine a rovesciare la decisione che di fatto lo ha estromesso dalla ricandidatura. Inoltre, gli emendamenti hanno tolto alcuni poteri al Presidente, che finora aveva il potere di veto sulle leggi proposte dal potere legislativo. Negli ultimi anni, gli elettori hanno spesso controbilanciato il potere del Parlamento scegliendo come Presidente i candidati del partito di opposizione. Anche questa tradizione, però, appare destinata a finire.
Chi sono i candidati
I candidati alla presidenza sono tre. Il primo, favoritissimo, è Khurelsukh. È il leader del Partito del popolo mongolo, forza di maggioranza di ispirazione socialista (ed ex partito unico marxista-leninista) che controlla con 62 seggi su 76 il Grande Hural di Stato, il Parlamento unicamerale del Paese. Fondatore della Federazione deiGiovani Democratici Socialisti, negli anni Novanta Khurelsukh si è fatto conoscere come attivista e con i suoi scioperi della fame in protesta contro la corruzione politica. Dal 2000 entra nel Grande Hural e da lì parte la scalata all’interno del partito che lo porta, nel 2008, a diventare il suo Segretario Generale. Nel 2017 è stato nominato Primo Ministro, ruolo in cui ha ampliato il concetto di politica estera multipolare che guida la diplomazia mongola già da circa un decennio. Mentre Battulga approfondiva soprattutto i rapporti con la Russia di Vladimir Putin, Khurelsukh ha chiuso importanti accordi con la Cina (firmando un patto di cooperazione economica e tecnologica), con l’India (sulla raffineria di petrolio nella provincia di Domogobi) e con gli Stati Uniti, firmando nel 2019 l’accordo di partenariato strategico. Ha inoltre rafforzato a livello diplomatico i rapporti con Giappone e Corea del Sud. Lo scorso gennaio si è dimesso dal ruolo di Primo Ministro dopo le proteste dei cittadini contro l’insufficienza del servizio sanitario mongolo e le scarse opportunità di lavoro, dopo un 2020 nel quale il Pil locale è calato del 5,3% a causa della pandemia da Covid-19.
Il principale sfidante è Sodnomzundui Erdene, Presidente del Partito democratico, forza di centro-destra che in Parlamento è all’opposizione dal 2016 ma che esprime il Presidente dal 2009, prima con i due mandati di Tsakhiagiin Elbegdorj e poi col mandato di Battulga. Lo slogan della campagna è “Mongolia senza dittatura”, visto che secondo Erdene in caso di vittoria di Khurelsukh il Paese rischierebbe di tornare al partito unico. Farà fatica però a convincere l’elettorato, dopo che il suo compagno di partito Battulga ha provato negli scorsi mesi a dissolvere il Partito del popolo con un decreto presidenziale nel tentativo di ribaltare la decisione di escluderlo dalle presidenziali di quest’anno. Questo, però, solo dopo che lo stesso Battulga si era accordato con il Grande Hural controllato dalla forza rivale per ottenere l’autorità di licenziare e sostituire giudici e funzionari.
Il terzo contendente è invece Dangaasuren Enkhbat, candidato della Right Person Electorate Coalition, una coalizione composta da Partito nazionale laburista, Partito socialdemocratico e Partito della giustizia (che ha vinto un seggio alle legislative dello scorso anno). Enkhbat sta provando a intercettare il voto di protesta presente nelle aree urbane, ma la sua campagna ha subito un colpo d’arresto dopo che è risultato positivo al coronavirus.
L’aumento dei contagi
Già, perché nel frattempo in Mongolia è in atto la peggiore ondata di contagi dall’inizio della pandemia. Dopo essere ufficialmente rimasta a zero morti e solo una manciata di casi (elemento che ha favorito il trionfo del Partito del popolo alle legislative di un anno fa), a partire da marzo i contagi sono aumentati. Attualmente sono oltre mille al giorno. Allo stesso tempo, però, la Mongolia è uno dei Paesi asiatici con la campagna vaccinale finora più efficace. Quasi il 45% della popolazione è già protetta e l’obiettivo del Governo è quello di vaccinare tutta la popolazione sopra i 18 anni di età (vale a dire il 62% del totale) entro fine luglio. Un obiettivo reso possibile grazie al fatto che la Mongolia ha ricevuto tantissime dosi e da diverse fonti. Oltre due milioni e 600mila sono arrivate attraverso il programma Covax, ma Ulan Bator ha fatto valere i rapporti privilegiati con i due grandi vicini, Cina e Russia, per ricevere in modo prioritario i sieri di Sinopharm e Sputnik V. Anche l’India ha donato 15mila vaccini AstraZeneca alla Mongolia, mentre gli Stati Uniti hanno lanciato un fondo di 450mila dollari a sostegno della risposta pandemica del Paese.
Nel caso della quasi certa vittoria di Khurelsukh, la Mongolia cercherà di proseguire a rafforzare e diversificare i suoi rapporti diplomatici. Già nella campagna delle elezioni parlamentari 2020, il candidato del Partito del popolo aveva insistito sulla necessità di far diventare la Mongolia indipendente a livello energetico da Mosca. Ma Ulan Bator gioca un ruolo fondamentale per lo sviluppo di Power of Siberia 2, il gasdotto che collegherà Russia e Cina passando proprio attraverso la Mongolia, che continuerà a cercare di sfruttare la sua posizione strategica tra i due colossi. Magari con la spinta di un’economia che nel 2021 dovrebbe crescere del 4,8% e nel 2022 del 5,7%.
Il Partito del popolo mongolo è il favorito per la presidenza. I Democratici gridano alla “dittatura”, mentre la Mongolia si prepara a giocare un ruolo importante tra Russia e Cina
Da un ex wrestler a un politico di lungo corso appartenente a una famiglia di autisti. Da Khaltmaagiin Battulga a Ukhnaa Khurelsukh. Questo dovrebbe essere, secondo tutti i pronostici, l’esito delle elezioni presidenziali in Mongolia in programma mercoledì 9 giugno. Ma dalle urne non uscirà solo un nuovo capo dello Stato: comunque vada, ci sarà una svolta nella vita politica del Paese asiatico stretto tra Russia e Cina.
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