L’opposizione è riuscita ad assicurarsi il supporto della maggior parte della popolazione senegalese e Bassirou Diomaye Faye sarà il nuovo presidente del Senegal, con percentuali superiori al 50% e quindi senza la necessità di andare a un secondo turno.
In Senegal, l’opposizione ha vinto le elezioni presidenziali di domenica 24 marzo. A dire il vero, i risultati ufficiali non sono stati ancora pubblicati e dovrebbero essere diffusi nei prossimi giorni. Ma il conteggio dei voti ha mostrato da subito come lo schieramento guidato da Bassirou Diomaye Faye fosse nettamente avanti, con percentuali superiori al 50% e quindi senza la necessità di andare ad un secondo turno. L’esito del voto è stato certificato anche dagli altri candidati alla presidenza, che si sono congratulati con Faye già nel corso dello spoglio.
Che le elezioni presidenziali si siano tenute regolarmente e senza disordini è il maggior successo, per un Paese che ha vissuto un percorso di avvicinamento travagliato a questo voto. Gran parte dell’incertezza è stata dovuta all’atteggiamento del presidente uscente Macky Sall, che a lungo si è mostrato pronto a competere per un terzo mandato, nonostante il divieto imposto dalla Costituzione.
Per oltre un anno, Sall ha evitato di chiarire le proprie intenzioni, lasciando però intendere di essere desideroso di candidarsi. L’atteggiamento del Presidente ha scatenato la rabbia di una parte consistente della popolazione, preoccupata delle mire del Capo di Stato e di un’eventuale deriva autoritaria.
A luglio, la situazione sembrava essere definitivamente risolta, quando Sall ha annunciato di rinunciare alla candidatura, pur dicendosi legittimato a presentarsi al voto. Poi, però, nelle ultime settimane c’è stato un ultimo colpo di scena, quando il Presidente ha spostato le elezioni previste per il 25 febbraio, nel tentativo di guadagnare alcuni mesi di tempo. Alla fine, la sua iniziativa è stata bocciata dal Consiglio costituzionale, ma è stato comunque necessario posticipare il voto di un mese.
Il clima politico è stato reso incandescente anche dalla repressione che il governo ha ripetutamente attuato nei confronti dell’opposizione. Ad Ousmane Sonko, colui che era visto da tutti come il principale rivale di Macky Sall, è stato impedito di presentarsi al voto presidenziale a causa di una serie di condanne che lui e l’opposizione considerano politicamente motivate.
Anche Bassirou Diomaye Faye ha avuto vari problemi con la giustizia: fino a dieci giorni prima delle elezioni si trovava in prigione, accusato di cospirazione e di comportamento immorale. Alla fine, Faye ha potuto comunque candidarsi, ma come indipendente e non a capo di Pastef, il partito di cui fa parte anche Sonko: la principale formazione di opposizione è stata infatti sciolta lo scorso luglio, accusata di aver causato disordini nel Paese.
Nonostante i numerosi ostacoli, l’opposizione è riuscita ad assicurarsi il supporto della maggior parte della popolazione senegalese e Bassirou Diomaye Faye diventerà il nuovo presidente del Senegal. E nell’arena internazionale, c’è ora molta attesa per capire se la transizione di potere porterà effettivamente ad una forte discontinuità, come è stato ipotizzato da numerosi osservatori.
I motivi per credere ad un cambiamento significativo sono vari e affondano le radici nel programma di Pastef e del suo leader. Il partito di opposizione si presenta come una formazione di rottura, che critica lo stretto legame tra Macky Sall e l’Occidente e vuole rivedere in particolare i rapporti tra il Senegal e la Francia, l’ex potenza coloniale.
Fino ad ora, Faye ha negato ogni ostilità verso Parigi e si è detto pronto a mantenere un rapporto privilegiato. Al tempo stesso, però, ha sottolineato l’esigenza di far rispettare l’indipendenza politica ed economica del Senegal.
In particolare, l’opposizione si è detta più volte intenzionata ad abbandonare il Franco CFA, la valuta che ha un valore legato a quello dell’euro e che è adottata da 14 stati africani. Il Franco CFA è visto infatti come un lascito coloniale e, soprattutto, è considerato uno strumento con cui Parigi continua a controllare in maniera indiretta l’Africa francofona.
Faye e il suo schieramento hanno evidenziato anche la volontà di rivedere i contratti che permettono lo sfruttamento delle materie prime presenti nel Paese. Questi riguardano in primis gli idrocarburi, che il Senegal inizierà ad estrarre nei prossimi mesi al largo delle proprie coste, ma anche le miniere e le riserve di gas. Il nuovo governo vorrebbe modificare gli accordi attuali, per assicurare a sé e ai propri cittadini un maggior beneficio dall’esportazione di queste risorse.
Prima di affrontare questi temi, però, Faye e l’opposizione dovranno fare i conti con la situazione economica. Il Senegal è indebitato ed in questo momento sta portando avanti dei piani di aggiustamento strutturale che hanno colpito duramente il potere d’acquisto della popolazione.
Inoltre, il Paese è colpito da una forte disoccupazione, in particolare tra i giovani. Proprio i giovani rappresentano la base elettorale del nuovo governo che, se vorrà mantenere un certo consenso, dovrà provare ad intervenire in fretta per creare nuove opportunità di lavoro.
Che le elezioni presidenziali si siano tenute regolarmente e senza disordini è il maggior successo, per un Paese che ha vissuto un percorso di avvicinamento travagliato a questo voto. Gran parte dell’incertezza è stata dovuta all’atteggiamento del presidente uscente Macky Sall, che a lungo si è mostrato pronto a competere per un terzo mandato, nonostante il divieto imposto dalla Costituzione.