La guerra in Yemen vede uno spiraglio di luce: la proposta di Riad è un messaggio agli Stati Uniti e indirettamente all’Iran
Il tragico conflitto in Yemen, che secondo le Nazioni Unite ha spinto la popolazione locale nella peggiore crisi umanitaria al mondo, vede un primo spiraglio di luce con la proposta di cessate-il-fuoco proveniente da un attore protagonista del conflitto, l’Arabia Saudita. Nei giorni scorsi, infatti, il Regno dei Saud ha annunciato tramite il Ministro degli Esteri Faisal Bin Farhan un’iniziativa per la pace, chiedendo la fine dei combattimenti sotto la supervisione dell’Onu, la ripresa dei negoziati, la riapertura dell’aeroporto di Sana’a al traffico civile.
La popolazione nella morsa dei contendenti
A oggi, due yemeniti su tre — 20.7 milioni di persone — necessitano assistenza umanitaria. “L’aiuto senza precedenti dato nel corso del 2019 ha evitato una carestia e altri disastri, ma i problemi che generano la crisi persistono”, ha commentato il Coordinatore Umanitario per lo Yemen dell’Onu David Gressly. “Contrastare la fame e permettere l’accesso ai servizi sanitari per garantire la dignità e la resilienza delle comunità” è il principale obiettivo delle organizzazioni internazionali nel Paese, che recentemente hanno dovuto far fronte alla decisione statunitense — poi ritirata — di indicare Ansar Allah come gruppo terroristico, fatto che impediva la regolare gestione degli aiuti.
La guerra in Yemen è il centro focale dello scontro tra attori geopoliticamente rilevanti sia a livello regionale che globale. Se da un lato l’Arabia Saudita ha avuto negli anni dell’amministrazione Usa a guida Trump mano libera sul controllo delle questioni nell’area — compreso l’embargo contro il Qatar nonostante l’opposizione di Washington, senza dimenticare la morte del giornalista Jamal Khashoggi —, dall’altra gli Houthi, conosciuti formalmente come Ansar Allah, ricevono l’appoggio dell’Iran.
La mossa di Riad
E le pressioni saudite sono state decisive per far naufragare il JCPoA, l’accordo sul nucleare iraniano. Con la nuova presidenza democratica, l’atteggiamento di Joe Bidenverso l’omicidio Khashoggi e la volontà — ancora apparentemente blanda — della Casa Bianca di riavvicinarsi a Teheran, Riad ha cerato un riposizionamento generale: prima, trovando con successo un accordo nel Gulf Cooperation Council per la fine delle tensioni con Doha, poi con la proposta di cessate-il-fuoco rivolta direttamente agli Houthi.
“Abbiamo riscontrato reazioni di supporto da numerose nazioni e da parte delle loro missioni qui a New York”, ha affermato il Rappresentante Permanente dell’Arabia Saudita presso le Nazioni Unite Abdallah Al-Mouallimi. “Speriamo di poter essere capaci di tradurre questa svolta sul campo, con passi che portino gli Houthi a voler seguire la chiamata internazionale alla pace”. Ma non sarà semplice: infatti, lo stesso Ambasciatore saudita specifica che il gruppo filo-iraniano deve apertamente chiarire se accetta o meno l’iniziativa, “per dare priorità non agli interessi di parte, ma a quelli del popolo dello Yemen. La palla è nel loro campo: vediamo se saranno un partner per la pace”. Da capire se la mossa saudita verrà letta come segno di debolezza, rischiando di modificare col tempo gli equilibri nell’area del Golfo.
Gli Houthi, a questo punto della guerra, non hanno fretta di concluderla vista la loro posizione sul territorio, a ridosso della parte centrale e settentrionale del Paese. Prossimo obiettivo: la conquista di Marib. Questa è una città strategica dal punto di vista della produzione petrolifera, motivo per il quale Ansar Allah potrebbe concludere vittorioso il conflitto in Yemen. Il problema rimane quello umanitario: è a Marib che si conta almeno 1 milione di sfollati, messi a rischio dalle due fazioni. “Ho letto report scioccanti di bambini coinvolti nello sforzo bellico, così privato del loro futuro”, ha recentemente documentato Martin Griffiths, Inviato Speciale dell’Onu per lo Yemen.
La guerra in Yemen vede uno spiraglio di luce: la proposta di Riad è un messaggio agli Stati Uniti e indirettamente all’Iran
Il tragico conflitto in Yemen, che secondo le Nazioni Unite ha spinto la popolazione locale nella peggiore crisi umanitaria al mondo, vede un primo spiraglio di luce con la proposta di cessate-il-fuoco proveniente da un attore protagonista del conflitto, l’Arabia Saudita. Nei giorni scorsi, infatti, il Regno dei Saud ha annunciato tramite il Ministro degli Esteri Faisal Bin Farhan un’iniziativa per la pace, chiedendo la fine dei combattimenti sotto la supervisione dell’Onu, la ripresa dei negoziati, la riapertura dell’aeroporto di Sana’a al traffico civile.
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