La verità sui 5 Stelle
Due ex M5S raccontano: "Il Movimento è morto, quel che resta è un brand di successo", "Uno degli inganni dei media è stato accreditarne il caratere rivoluzionario"
Due ex M5S raccontano: “Il Movimento è morto, quel che resta è un brand di successo”, “Uno degli inganni dei media è stato accreditarne il caratere rivoluzionario”
“Siamo stati testimoni di un esperimento. Di ingegneria sociale, soprattutto. Un esperimento che dimostra quanto bisogno ci sia di democrazia e quanto è facile vendere sogni. Ma questa storia, la storia del Movimento, finirà male, molto male”. Parole stentoree, stilettate, quelle degli autori del volume Supernova (Ponte alle Grazie) Nicola Biondo e Marco Canestrari, che ben conoscono la macchina organizzativa del Movimento 5 Stelle, avendone condiviso per anni parabola e ideali ed essendosene infine allontanati in preda al disincanto.
Scrittore e giornalista – ha collaborato, fra le altre, con testate quali La Stampa, L’Unità e Avvenimenti –, dall’aprile del 2013 fino all’estate dell’anno successivo responsabile per il Movimento 5 Stelle dell’Ufficio Comunicazione alla Camera dei Deputati, Nicola Biondo conosceva Gianroberto Casaleggio dal 2010. Disponibile e puntuale, l’accento siciliano che riaffiora persistente nonostante la pluriennale permanenza nel Trentino, sua regione adottiva, l’ex capo Comunicazione M5S affronta l’argomento senza reticenze né remore, riannodando i fili di quello che gli appare come il tradimento del progetto grillino.
Biondo, il Movimento 5 Stelle ha sempre manifestato una particolare idiosincrasia verso la forma politica del partito tradizionale. Ritiene che l’esperimento di democrazia diretta da esso propugnato abbia avuto efficace realizzazione?
La democrazia diretta di cui parlano il Movimento e Casaleggio non esiste. Tanti fatti lo dimostrano: nei comuni che amministrano, ad esempio, non è mai stato promosso un referendum tra i cittadini. Lo strumento delle Parlamentarie è stato utilizzato per far fuori politicamente qualche migliaio di iscritti candidati e scegliere oltre la metà dei candidati proposti dai “capibastone”, da Luigi Di Maio in giù. In ultimo, i votanti sono sempre di meno e la piattaforma Rousseau è un’agorà vuota. La piattaforma Rousseau (ammesso e non concesso che abbia un qualsiasi ruolo nella formazione della linea politica) ha perso il 30% degli iscritti in un anno, circa 40.000 persone. La retorica della democrazia diretta e partecipata, grazie alla quale il M5S ha raccolto il 32% dei voti alle scorse elezioni, promuove il rifiuto dell’analisi di situazioni complesse: si richiede il voto promettendo di eseguire ordini, non di prendere decisioni. Alla fine, però, gli ordini cui doveva, in ossequio alla democrazia diretta, dare adempimento sono rimasti lettera morta: niente stop all’Ilva, né al Muos, né al Tap, niente risanamento a Roma. Niente di niente. Dopo dieci anni di retorica è possibile affermare con certezza, sulla base dei risultati concreti, che la democrazia diretta di Casaleggio è un inganno.
Cosa pensa riguardo la politica estera del Movimento? A cosa è dovuto, a suo avviso, il capovolgimento d’opinione da parte dei 5 Stelle nei confronti della Russia di Putin?
Prima, per il Movimento, Putin era un criminale politico che faceva uccidere i giornalisti e toglieva libertà al suo popolo, successivamente è diventato l’uomo forte di cui il mondo ha bisogno. Quanto costa cambiare opinione e quali vantaggi porta? Questa domanda andrebbe fatta per primo a Casaleggio: è negli uffici di via Morone che è stata decisa questa svolta. Nel nostro nuovo lavoro, Sistema Casaleggio, analizziamo come il Movimento sia un asset politico nelle mani di un’entità commerciale; la politica estera del partito risponde quindi alle esigenze di un imprenditore. Casaleggio, padre e figlio, hanno coltivato in gran segreto i rapporti con la nuova destra anglo-americana: con i fautori della Brexit, con Steve Bannon e, quindi, di riflesso, con Cambridge Analytica. Nello stesso tempo hanno anche volto lo sguardo ad est: dapprima verso Mosca, poi ancora più in là, in direzione della Cina. Russia e Cina sono entità che non subiscono le criticità del consenso democratico; si tratta di Stati che conducono guerre commerciali, nei quali la concentrazione di multinazionali è altissima a fronte di una stratificazione sociale rigidissima che non contempla, se non governata dall’alto, la libera espressione, politica ed economica. Casaleggio Jr. opera nella doppia veste di gestore di un asset politico e di imprenditore. Il “suo” Movimento è uno strumento per entrare in una rete che, al contrario, gli sarebbe impossibile anche solo pensare di penetrare. I contatti dei suoi avatar in Parlamento diventano i suoi contatti, sono i suoi procuratori d’affari e di relazioni. Quando un diplomatico, una multinazionale, un leader politico straniero stringono la mano di Luigi Di Maio, quando stipulano un accordo commerciale con uno dei ministri del Movimento, è come se stringessero la mano o stipulassero accordi direttamente con Davide, l’imprenditore Casaleggio, il quale a sua volta, come capita sempre più spesso, fornisce la linea commerciale al suo asset politico, indica le aree dove operare (nuove tecnologie, Intelligenza Artificiale, telecomunicazioni, ecc…), pubblicizza ai possibili investitori la propria capacità di fare lobbying. Un meccanismo nel quale è lui il gestore del ponte dove è obbligatorio passare. C’è un piano per abbandonare i referenti storici dell’Italia e sostituirli con Russia e Cina? I fatti dicono di sì. Al Governo Salvini-Casaleggio non interessa sapere se potenze straniere stanno per acquisire beni strategici in Italia, i sovranisti di casa nostra sono pronti a cedere quote di sovranità a destra e a manca. Mettiamoci l’anima in pace, non ci sarà una notte in cui l’Italia uscirà dalla Ue, in cui l’Italexit potrebbe diventare realtà. Siamo già immersi in quella notte. Tutto arriverà per consunzione, perché Roma è completamente isolata. Adesso è chiaro perché certi accordi commerciali possono spingere l’Italia ad abbandonare i suoi partner storici? O essere abbandonata da loro? Gli accordi commerciali ai quali ci riferiamo sono quelli relativi alla nuova Via della Seta o al 5G.
Davide Casaleggio afferma: ‘Sono un semplice iscritto che offre volontariamente e gratuitamente assistenza tecnica’…
È una delle tante bugie che l’Erede propina al pubblico. E nessuno, ancora oggi, si è chiesto il perché di questa bugia, come anche di altre. Una commistione unica al mondo lega per sempre il Movimento a un imprenditore che drena dai parlamentari tutti i mesi 300 euro a testa per un prodotto scadente e insicuro come Rousseau. Davide Casaleggio è Presidente di Casaleggio Associati, Associazione Rousseau e Associazione Gianroberto Casaleggio, realtà che soddisfano esigenze diverse prima concentrate nell’azienda. Di fatto, gestisce questi soggetti giuridici come rami d’azienda di una stessa entità; Rousseau, in particolare, sembra operare come fosse la tesoreria del Movimento 5 Stelle e l’Associazione Gianroberto Casaleggio come incubatore di relazioni. Siamo passati dal conflitto di interessi della Seconda Repubblica all’armistizio di influenze della Terza.
In seguito alla scomparsa di Gianroberto Casaleggio e alla progressiva marginalizzazione di Beppe Grillo, chi ha davvero le mani sul Movimento?
Il Movimento è morto, rimane in piedi un brand per ora di successo. Oggi c’è il partito di Luigi Di Maio, che ha trasformato quel Movimento nel suo partito personale, autocratico. La scalata è avvenuta sotto il controllo di Davide Casaleggio e di tutti quei poteri a cui Di Maio ha promesso qualcosa.
Trova che, nel tentativo di governare in tandem con la Lega, il Movimento 5 Stelle abbia dovuto rinunciare o tradire alcuni dei propri principi costitutivi? E, secondo lei, questo Governo giungerà alla sua naturale scadenza?
Non c’è un solo principio fondativo rimasto in piedi. Al suo posto, una propaganda durissima nei toni ma di sistema nella qualità delle proposte e ridicola nella scelta del personale selezionato. Uno dei grandi inganni dei media è stato accreditare il carattere rivoluzionario del Movimento: è, al contrario, un gattopardesco cambiamento di facciata. Assai pericoloso perché dietro il nulla del suo personale politico si nascondono personaggi e poteri che coltivano una fortissima influenza su di loro. Nazionali e internazionali. Questo Parlamento è composto al 60% di eletti alla prima nomina, che aspettano settembre 2022 per maturare il diritto alla pensione. A febbraio 2022 si dovrà eleggere il nuovo capo dello Stato. Questi due fattori lasciano immaginare quanto potrebbe durare questa legislatura. Certo è che, se il panorama internazionale dovesse mutare, il riflesso arriverebbe anche da noi.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
Due ex M5S raccontano: “Il Movimento è morto, quel che resta è un brand di successo”, “Uno degli inganni dei media è stato accreditarne il caratere rivoluzionario”
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di geopolitica
Abbonati per un anno alla versione digitale della rivista di geopolitica