Vladimir Putin ha inviato truppe in Crimea; no, non l’ha fatto. I russi in Ucraina orientale e meridionale si sentono minacciati dagli estremisti ora al governo del paese; no, nessuna minaccia.
Viktor Yanukovich è ricercato per crimini contro l’umanità; no, il nuovo governo di Kiev è illegittimo e lui è l’ unico presidente. Euroamaidan non è stato altro che un colpo di stato guidato da neonazisti russofobi; no, è stata una rivoluzione popolare contro un’autocrazia cleptocratica.
C’è già stata una guerra di Crimea nei giorni scorsi, ma è stata combattuta senza carriarmati .
Quello che sta accadendo in Ucraina in questi giorni dimostra almeno due cose: che aveva ragione chi escludeva che Putin avrebbe invaso la Crimea, e che Putin ha già invaso la Crimea. Vediamo come è stato possibile tutto questo.
I media russi – sia in Russia che quelli di lingua russa in Ucraina – hanno riportato le notizie dalle barricate a Kiev in un modo leggermente diverso rispetto ai mezzi d’informazione occidentali. Questa però non è una notizia. L’elemento degno di nota è che lo hanno fatto in due modi diversi a partire dalla rivoluzione di Euromaidan fino a quando l’ex presidente ucraino Yanukovich ha lasciato il paese, e dopo che il nuovo governo si è insediato. Durante tutti i tre mesi di manifestazioni nella capitale ucraina, canali televisivi e giornali russi hanno senza dubbio sottovalutato quello che stava diventando sempre più una rivoluzione. Le notizie avevano un posto di secondo piano, e solitamente si limitavano a riferire episodi di violenza tra teppisti e polizia, senzaindagare le cause della protesta. Ma d’improvviso – nei giorni in cui la Verhovna Rada votava per la destituzione di Viktor Yanukovich ed eleggeva il nuovo presidente ad interim Turchinov – le notizie da Kiev hanno cominciato a occupare le prime pagine anche in Russia. La macchina da guerra delle news del Cremlino preparava il terreno per la silenziosa guerra lampo di Putin sull’Ucraina.
La minaccia pianificata
“La mobilitazione russa è in risposta a una minaccia immaginaria”, ha detto ieri l’ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu, Samantha Power, durante la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza. Quanto sia immaginaria una minaccia per chi viene allarmato ogni giorno in tv, è difficile da dire. Notizie di gente che vive nel terrore in una Kiev senza legge e di neo-nazisti pronti a mettere a ferro e fuoco la Crimea hanno cominciato a riempire i notiziari. Ai russi dell’Ucraina del sud e dell’est è stato detto che le loro vite erano in pericolo e che nel resto del paese estremisti sanguinari erano al potere. Anche se le persone con cui ho parlato in Crimea mi hanno detto di non essersi mai sentite in pericolo, i misteriosi soldati del sedicente esercito di autodifesa, saltati fuori in prossimità degli aeroporti e altre strutture, sono stati salutati da molti come salvatori. Detto per inciso, l’uso di soldati con uniformi prive di distintivi spacciati per volontari di un inisistente esercito popolare, è stata una furbata che ha ottenuto due obiettivi: dare agli abitanti un senso di fiducia facendoli sentire nello stesso tempo insicuri, e rendere possibile il dispiegamento di truppe in tutta la regione prima che il mondo riuscisse a rendersene conto. Sì, perché non c’è dubbio che questi uomini che indossano uniformi della marina russa, si comportano come soldati professionisti ben addestrati e sono dotati fucili d’assalto, non sono altro che soldati russi. Come in ogni rivoluzione postsovietica che si rispetti.
La prossima mossa
Mentre la diplomazia internazionale è impegnata in discorsi e dichiarazioni, Putin ha già le mani sulla Crimea e può intanto inviare più truppe: l’esercito ucraino nella penisola è sotto assedio, i mass media di Kiev sono bloccati anche su internet, i profili pro-Maidan su VKontakte (il Facebook russo) chiusi e le comunicazioni mobili colresto del paese tagliate. Dopo la infowar il passo successivo è la cyberwar. Provare a prevedere il prossimo passo è una scommessa, ma viste le mosse compiute fin qui, una guerra civile è improbabile che accada. Gli abitanti della Crimea sono chiamati a votare per l’unione con la Russia a fine mese, e questo sarebbe un modo agevole annettere quella terra. Il risultato non dovrebbe destare sorprese e le truppe russe saranno lì per controllare. Stati Uniti, Nato, Onu e Ue possono fare molto poco per spingere Putin a tornare sui propri passi, e possono negoziare solo su questa base: quello che è fatto è fatto. Ma il capo del Cremlino potrebbe ancora scivolare su una buccia di banana se il suo appetito non sarà soddisfatto e cercherà di prendersi una fetta ancora più grande dell’Ucraina. In tal caso, l’infowar potrebbe non essere sufficiente.
Vladimir Putin ha inviato truppe in Crimea; no, non l’ha fatto. I russi in Ucraina orientale e meridionale si sentono minacciati dagli estremisti ora al governo del paese; no, nessuna minaccia.
Viktor Yanukovich è ricercato per crimini contro l’umanità; no, il nuovo governo di Kiev è illegittimo e lui è l’ unico presidente. Euroamaidan non è stato altro che un colpo di stato guidato da neonazisti russofobi; no, è stata una rivoluzione popolare contro un’autocrazia cleptocratica.