Stati Uniti e Iran hanno avviato un processo diplomatico “indiretto” con gli europei per un possibile ritorno ai termini dell’accordo sul nucleare
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha fatto sapere che è in corso un processo diplomatico “indiretto” fra Stati Uniti e Iran, attraverso gli europei, riguardo a un possibile ritorno ai termini dell’accordo sul nucleare del 2015. Noto formalmente come Piano d’azione congiunto globale (o JCPoA), è stato abbandonato dall’ex Presidente Donald Trump nel 2018 e successivamente violato da Teheran.
L’Unione europea si sta spendendo molto per il salvataggio dell’accordo, principalmente per preservare i rapporti economici tra le proprie aziende e l’Iran, danneggiati dalle sanzioni americane – imposte da Trump, e che Joe Biden non sembra aver fretta di rimuovere – che sfruttano la dominanza del dollaro nelle transazioni internazionali.
Disponibilità a trattare, ma senza fretta
L’annuncio di Sullivan, venerdì, ribadisce la disponibilità dell’amministrazione Biden a riprendere il dialogo con l’Iran e magari distendere le relazioni. Non bisogna però amplificare queste dichiarazioni e pensare né che i colloqui saranno facili – non lo saranno: “This is not going to be easy”, ha detto Sullivan – né che Washington abbia intenzione di sacrificare i contenuti pur di portare a casa un accordo in tempi rapidi. Il vecchio JCPoA, infatti, non è abbastanza per gli Stati Uniti, che vorrebbero una piattaforma più ampia che permetta il controllo non soltanto del programma nucleare iraniano, ma anche delle sue capacità missilistiche e del suo sostegno alle milizie sciite in Medio Oriente, come Hezbollah o i ribelli yemeniti houthi.
L’Iran è diviso tra l’ala moderata che sostiene l’accordo (quella del presidente Hassan Rouhani) e l’ala conservatrice generalmente meno bendisposta (quella della guida suprema Ali Khamenei). Rouhani dice di essere aperto a un ritorno graduale e congiunto ai termini del JCPoA, ma vuole che sia Washington a fare la prima mossa, togliendo le sanzioni. L’amministrazione Biden è favorevole a un approccio progressivo, passo passo – il termine usato è compliance for compliance –, ma solo dopo che l’Iran avrà reintrodotto le limitazioni al suo programma nucleare.
Sui negoziati per il JCPoA incombono le elezioni presidenziali iraniane del prossimo giugno, alle quali si prevede la vittoria degli estremisti. Se così dovesse essere, le trattative potrebbero farsi ancora più complesse. Ma l’amministrazione Biden ha già chiarito che non intende aggiustare le sue posizioni o le tempistiche: “non accelereremo o rallenteremo le cose a causa delle elezioni iraniane”, ha detto l’inviato speciale Robert Malley ad Axios.
Perché un accordo conviene sia agli Stati Uniti che all’Iran
Senza fretta, dunque; ma è molto probabile che un qualche accordo tra Stati Uniti e Iran ci sarà. Teheran ha bisogno di un sollievo alla propria economia, messa in crisi dalle sanzioni. Washington deve invece concentrarsi sulla sfida alla Cina e non vuole spendere risorse in un’area non più così centrale per i suoi interessi come il Medio Oriente: la distensione con l’Iran è allora una precondizione per il (parziale) distacco americano dalla regione.
Gli alleati in Medio Oriente
A dimostrazione che gli Stati Uniti stanno facendo sul serio sull’accordo con l’Iran, basta guardare agli incontri tra l’amministrazione Biden e gli alleati mediorientali più preoccupati per le azioni di Teheran, e per la sua rete di milizie. Questo giovedì c’è stato ad esempio un vertice sulla sicurezza fra America e Israele, guidato da Jake Sullivan e dalla sua controparte Meir Ben-Shabbat, nel quale si è parlato anche di questo.
Ci sono delle differenze tra Washington e Tel Aviv circa la politica da adottare nei confronti di Teheran. Quello che vuole fare Biden, allora, è coinvolgere Israele e consultarvisi, per rassicurarlo – vale anche per l’Arabia Saudita – del fatto che non sarà lasciato solo e che un futuro accordo con l’Iran non implicherà libertà di movimento in Medio Oriente per la Repubblica islamica.
Stati Uniti e Iran hanno avviato un processo diplomatico “indiretto” con gli europei per un possibile ritorno ai termini dell’accordo sul nucleare
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha fatto sapere che è in corso un processo diplomatico “indiretto” fra Stati Uniti e Iran, attraverso gli europei, riguardo a un possibile ritorno ai termini dell’accordo sul nucleare del 2015. Noto formalmente come Piano d’azione congiunto globale (o JCPoA), è stato abbandonato dall’ex Presidente Donald Trump nel 2018 e successivamente violato da Teheran.
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