Omicidio Fakhrizadeh, ultimo atto di irresponsabilità Usa
Colpi di coda di un’amministrazione che, in politica estera, ha sempre condotto iniziative sull’orlo della catastrofe. Non resta che affidarci alla razionalità degli Ayatollah
Colpi di coda di un’amministrazione che, in politica estera, ha sempre condotto iniziative sull’orlo della catastrofe. Non resta che affidarci alla razionalità degli Ayatollah
Venerdì scorso è stato ucciso durante un’imboscata Mohsen Fakhrizadeh, uno dei più importanti scienziati nucleari iraniani. Nel 2015, il The New York Times lo aveva paragonato a J. Robert Oppenheimer, il fisico americano che fu a capo del centro di ricerca che portò alla produzione della prima atomica.
Teheran, dopo averne ammesso la morte, ha puntato il dito contro Tel Aviv. “Ci sono indicazioni di un ruolo di Israele”, ha scritto su Twitter il Ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif.
Nessun commento sull’assassinio è stato rilasciato dal Governo israeliano; ma che Fakhrizadeh fosse nel mirino della sua intelligence era chiaro. Fu proprio il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu a parlare di lui durante una conferenza stampa, nel 2018, a proposito di progetto segreto di armi atomiche, di cui il Mossad era venuto in possesso e di cui proprio Mohsen Fakhrizadeh sarebbe stato a capo. A questa rivelazione era seguita dopo poco tempo la decisione dell’amministrazione Usa di uscire dall’accordo internazionale sul nucleare, firmato nel 2015 da Barack Obama.
In questi giorni, il Presidente uscente Donald Trump non ha commentato l’attacco, ma ha rilanciato due tweet del giornalista israeliano Yossi Melman, secondo il quale l’omicidio è stato un “pesante colpo psicologico per l’Iran”.
Silenzio anche dal Presidente eletto Joe Biden che, nelle previsioni di molti esperti, vorrebbe provare a riallacciare il dialogo tra Casa Bianca e Iran, rivedendo la decisione di Trump di uscire dall’accordo sul nucleare. “Un attacco realizzato prima ancora che possa iniziare la sua diplomazia (di Biden) con Teheran. Questo potrebbe essere stato il motivo principale dell’operazione”, commenta un analista politico sul The New York Times. Intanto, Teheran minaccia ritorsioni: “una terribile vendetta”, ha avvertito il capo di Stato maggiore, il Generale Mohammad Bagheri.
È evidente che, chiunque sia l’esecutore materiale di questo omicidio, non può averlo realizzato senza una luce verde dell’amministrazione Usa uscente. È l’ultimo atto di irresponsabilità della più irresponsabile delle presidenze Usa di questo millennio. Anche per gli effetti potenziali che rischia di avere su uno scenario già delicatissimo quale quello mediorientale. Ancora una volta, dobbiamo auspicare che la dirigenza di un altro Paese, non l’alleato americano, mostri razionalità e moderi gli istinti di vendetta, usando la testa. Che significa, nel caso specifico, aspettare l’arrivo di Biden, fra poco più di un mese…
Colpi di coda di un’amministrazione che, in politica estera, ha sempre condotto iniziative sull’orlo della catastrofe. Non resta che affidarci alla razionalità degli Ayatollah
Venerdì scorso è stato ucciso durante un’imboscata Mohsen Fakhrizadeh, uno dei più importanti scienziati nucleari iraniani. Nel 2015, il The New York Times lo aveva paragonato a J. Robert Oppenheimer, il fisico americano che fu a capo del centro di ricerca che portò alla produzione della prima atomica.
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