Sicurezza nazionale e partnership strategica: questi i motivi, espressi da due senatori in una lettera rivolta a Joe Biden, per cui gli Stati Uniti non dovrebbero sanzionare l’India per il suo accordo con la Russia sugli S-400
Negli Stati Uniti due senatori stanno facendo pressioni sul Presidente Joe Biden per convincerlo a non imporre sanzioni verso l’India per il suo acquisto del sistema antiaereo S-400 dalla Russia.
Perché la lettera è importante
Queste pressioni sono contenute in una lettera, inviata dal repubblicano John Cornyn e dal democratico Mark Warner, che è rilevante per due motivi. Innanzitutto per l’opposta appartenenza politica dei firmatari, che conferma come – al di là dei contrasti sull’agenda interna – gli obiettivi di base in politica estera dei due partiti americani siano sostanzialmente gli stessi. E poi per le motivazioni presentate: Warner e Cornyn scrivono infatti che sanzionare l’India avrebbe delle ripercussioni negative sulla cooperazione generale tra questo Paese e gli Stati Uniti. “Riteniamo”, affermano i senatori, “che ci sia un imperativo di sicurezza nazionale per rinunciare alle sanzioni”.
Il contesto
Prima di spiegare il significato di quest’affermazione, bisogna ricordare che nel 2017 gli Stati Uniti hanno approvato una legge – il CAATSA: acronimo che sta per “Atto per contrastare gli avversari dell’America attraverso le sanzioni” – che prevede la possibilità di imporre sanzioni contro qualunque paese che entri in contatto con i settori della difesa e dell’intelligence di Russia, Iran e Corea del Nord.
Nel 2018, però, l’India ha firmato un accordo da 5,5 miliardi di dollari con la Russia sulla fornitura di cinque sistemi di missili antiaerei S-400. Serviranno, nella visione indiana, a rafforzare le sue difese nei confronti del Pakistan e della Cina: entrambe nazioni avversarie e confinanti. Nuova Delhi ha già versato un anticipo a Mosca, e il primo sistema dovrebbe venire installato nei prossimi mesi.
Cornyn e Warner dicono di condividere il pensiero dell’amministrazione Biden sulla Russia (una nazione ostile all’America che va contrastata), ma li preoccupa di più la reazione dell’India alle sanzioni. “Riteniamo che l’applicazione delle sanzioni CAATSA”, si legge nella lettera, “potrebbe avere un effetto deleterio su una partnership strategica con l’India”.
Quanto conta l’India per l’America
“Sicurezza nazionale”, “partnership strategica”: i due senatori non rinunciano a utilizzare espressioni forti e cariche di significato per motivare la loro richiesta. Lo fanno perché l’India è effettivamente un tassello rilevantissimo nella strategia dell’amministrazione Biden nella regione dell’Asia-Pacifico (che, infatti, viene ormai chiamata Indo-Pacifico). Gli Stati Uniti vogliono contenere la Cina innanzitutto nel suo “cortile di casa”, frenarne l’espansione geopolitica e impedire che diventi la superpotenza dominante a livello internazionale. Nuova Delhi è estremamente utile per il successo di questo piano: Washington vorrebbe accelerare l’ascesa indiana e farne una sorta di “anti-Cina” sfruttandone i timori per l’assertività di Pechino.
Sebbene la scala della sfida posta dalla Cina sia diversa – per l’India è regionale, mentre per l’America è globale –, Nuova Delhi percepisce Pechino come una minaccia concreta e diretta, subito al di là dei suoi confini. Di recente ha peraltro espresso preoccupazione per la nuova legge cinese sul rafforzamento della protezione delle frontiere, viste le rivendicazioni territoriali sovrapposte e i passati scontri lungo l’Himalaya (ci sono ancora migliaia di truppe stanziate nel Ladakh).
Gli Stati Uniti stanno approfittando della situazione e dei dissidi tra i due vicini per attirare l’India a sé. Ma Nuova Delhi non è formalmente un alleato americano, benché i rapporti militari-strategici siano cresciuti molto negli anni. Washington vorrebbe portare la relazione a un livello superiore, però l’India è storicamente restia a entrare in un sistema formale di alleanze.
Perché l’India non è la Turchia
L’avanzamento della cooperazione sulla difesa è minacciato proprio dagli S-400 russi. Gli Stati Uniti infatti considerano incompatibile la presenza di questi sistemi con l’eventuale fornitura, alle forze armate indiane, di caccia americani come l’F-15EX o l’F-21: Washington non vuole che i radar degli S-400 acquisiscano informazioni sensibili sul funzionamento dei due aerei.
Ma l’India non è la Turchia, che pure si è dotata degli S-400 russi ed è stata sanzionata ed esclusa dal programma sui caccia F-35. Il ruolo di Nuova Delhi nel macro-piano di Washington è ben maggiore: gli interessi statunitensi non sono in Medio Oriente ma più a est, in Asia, dove c’è la Cina. Ankara può sì svolgere un ruolo in alcuni teatri secondari come l’Afghanistan, ma non è un alleato fondamentale.
L’India, peraltro, sta riducendo i suoi acquisti di apparecchiature militari dalla Russia, che per molti anni è stata la sua fornitrice principale. Dal 2016 al 2020 le esportazioni di armamenti russi in India sono calate del 53%, rispetto al quinquennio precedente. Di contro, le vendite di equipaggiamenti americani in India stanno salendo: nell’anno fiscale 2020 sono ammontate a 3,4 miliardi di dollari.
Sicurezza nazionale e partnership strategica: questi i motivi, espressi da due senatori in una lettera rivolta a Joe Biden, per cui gli Stati Uniti non dovrebbero sanzionare l’India per il suo accordo con la Russia sugli S-400