Imponenti investimenti pubblici, efficiente vaccinazione di massa, strategia che punta alla metamorfosi economica post Covid: i pilastri di Biden per la ripresa della leadership Usa
Imponenti investimenti pubblici, efficiente vaccinazione di massa, strategia che punta alla metamorfosi economica post Covid: i pilastri di Biden per la ripresa della leadership Usa
La pandemia ha costretto l’economia globale a una brusca frenata che ha coinvolto anche gli Stati Uniti dove un anno fa si è registrata la peggiore contrazione del Pil mai osservata dalla statistica nazionale di Washington: -9,5% nel secondo trimestre del 2020. La crisi scatenata dall’emergenza sanitaria ha aperto un dibattito sull’impatto della pandemia e su come preparare l’economia americana alle trasformazioni della globalizzazione post-pandemica. In questa fase, i più importanti economisti si schierano a favore della visione prospettata dal Presidente Biden: bisogna ripensare la politica economica coniugando misure sanitarie e fiscali, politiche di spesa e investimenti pubblici, per cambiare il sistema produttivo e renderlo resiliente, sostenibile e innovativo. Seguendo l’esempio di Franklin D. Roosevelt, Biden parla di due priorità: relief erecovery, cioè il sostegno ai redditi e la ripresa economica. Per i consiglieri del presidente e lo staff della Casa Bianca non si tratta di riportare l’America nel passato pre-Covid, ma di porre le basi di uno sviluppo duraturo, che possa anche rafforzare la leadership globale di Washington.
Politica sanitaria e politica fiscale
La rinascita economica dell’America dipende innanzitutto da una politica sanitaria efficace e dalla politica fiscale espansiva. Sono questi i due pilastri della strategia iniziata con le scelte dei primi cento giorni dell’amministrazione Biden-Harris. In particolare, considerando il contagio da coronavirus come lo shock esogeno che ha colpito l’economia, la Casa Bianca ha puntato sul più ambizioso piano di vaccinazione di massa della storia, scommettendo sull’efficienza logistica e la capacità amministrativa del governo federale. Nelle ultime settimane, gli Usa hanno vaccinato quasi 5 milioni di persone al giorno, superando i 200 milioni di dosi somministrate. Al capolavoro organizzativo si aggiunge l’alta efficacia dei vaccini Made in Usa. La combinazione di questi fattori rende gli Usa la prima potenza globale nella lotta al virus e Biden spera di celebrare tali risultati in occasione della festa nazionale del giorno dell’indipendenza, il prossimo 4 luglio.
Oltre ad affrontare l’emergenza sanitaria, il Presidente Biden e Janet Yellen, alla guida del Tesoro, hanno voluto un piano di aiuti che ha impegnato circa l’8% del Pil, cioè più del doppio delle risorse stanziate dal piano Obama nel 2009 dopo il fallimento di Lehman Brothers. Nonostante le critiche di Larry Summers, che ha giudicato la mole di risorse mobilitate dalla Casa Bianca come eccessiva, per i timori di un ritorno dell’inflazione, Yellen ha giustificato la politica ambiziosa dell’American Rescue Plan dichiarando che la forte contrazione del Pil rischiava di ridimensionare, in modo permanente, il potenziale di crescita dell’economia. Secondo la numero uno del Tesoro bisognava evitare di cadere nella trappola delle politiche economiche conosciute con l’espressione “too little, too late”, ossia quelle dei Governi che fanno “troppo poco, troppo tardi”.
La campagna vaccinale consente alla società americana di eliminare le restrizioni ancora presenti in molti altri paesi e le misure anticrisi ripristinano la fiducia di famiglie e consumatori. Questo significa dare dimostrazione dell’affidabilità del governo di Washington ed è un messaggio che farà la differenza anche sulle scelte delle multinazionali che stanno riprogrammando la collocazione geografica dei loro insediamenti produttivi, plasmando le catene globali del valore del mondo post-Covid. In tal senso, gli Usa stanno già approfittando del fenomeno del reshoring, cioè del rimpatrio delle aziende che avevano delocalizzato, e di quello del decoupling, ossia del sottrarre la produzione di beni strategici dall’area asiatica. Da queste dinamiche, accelerate anche dalla capacità attrattiva dell’economia americana, avrà origine la de-regionalizzazione di molte filiere produttive. I flussi di capitali (e di investimenti) non andranno solo verso i paesi con una tassazione ridotta, ma anche verso i sistemi governativi più resilienti, dove le istituzioni sono capaci di intervenire prontamente contro le emergenze. Non a caso, si allarga anche il divario competitivo tra le due sponde dell’Atlantico. Infatti, la campagna vaccinale europea è indietro rispetto a quella americana e la risposta economica dell’Unione europea è più contenuta e diluita in un periodo di tempo più lungo. In definitiva, gli Usa hanno risposto alla crisi facendo di più e più rapidamente. Per tutte queste ragioni gli Stati Uniti si candidano a essere il Paese leader della metamorfosi dell’economica globale alla fine della pandemia.
L’American Jobs Plan
Dopo i provvedimenti di breve e medio termine, la strategia della Casa Bianca si rivolge anche alle priorità di lungo periodo con l’American Jobs Plan. Il nome del piano, di circa 2600 miliardi di dollari, indica che il comune denominatore della manovra economica sarà il lavoro, ma in realtà si occuperà di vari settori per colmare i ritardi negli investimenti in infrastrutture, mobilità green, digitalizzazione urbana e nuove politiche sociali.
Secondo la Società americana degli ingegneri civili, servono almeno 2000 miliardi di investimenti per riparare le infrastrutture obsolete. Pete Buttigieg, Segretario ai Trasporti, ha dichiarato che la maggior parte delle strade, dei ponti e delle vie di comunicazione esistenti risale agli anni Cinquanta e il loro ammodernamento le renderà più sicure e utili alla lotta al cambiamento climatico. Una parte di questo piano di investimenti alimenterà anche la ricerca nella filiera industriale della produzione di auto elettriche. Come sottolineato dai sindacati dell’industria automobilistica americana nel 2018, l’unico modo per mantenere alti livelli di occupazione e rispondere alla sfida dei colossi asiatici dell’automobile è quello del finanziamento pubblico nel settore della mobilità green. Questa linea di intervento, apparentemente di politica interna, ha anche dei riflessi sul piano della politica internazionale e si pone in continuità con l’ordine esecutivo firmato da Biden a febbraio per controllare l’approvvigionamento dei semiconduttori e del litio (la materia prima su cui nasce l’elettromobilità).
Infine, un terzo delle risorse sarà investito nelle politiche della caregiving economy per sanare le fratture sociali emergenti, a partire dalla perdita educativa di milioni di bambini costretti alla didattica a distanza, quella dell’assistenza medica agli anziani, ai disabili e alle altre categorie che hanno sofferto di più la pandemia. Questi investimenti potranno creare ricchezza e accrescere l’occupazione già nei mesi successivi all’approvazione dell’American Jobs Plan. Il Congressional Budget Office (istituto indipendente del Congresso) aveva recentemente calcolato che ogni dollaro speso in infrastrutture può generare almeno 2,20 dollari di ritorno economico. Inoltre, per i policy-makers di Washington, quest’anno ci saranno circa 6,5 milioni di nuovi posti di lavoro derivanti dalle ristrutturazioni delle infrastrutture pubbliche. Se queste stime dovessero essere confermate, l’American Jobs Plan potrebbe smentire o rinviare l’idea del declino (non solo economico) degli States.
L’intero pacchetto di investimenti dovrà essere discusso e approvato dal Congresso e si crede che il confronto con i repubblicani continuerà almeno fino a luglio. Intanto vale la pena di sottolineare tre dati puramente politici. In primo luogo, nonostante le differenze tra GOP e democratici, questi temi potrebbero spingere il Congresso a un voto bipartisan. In secondo luogo, Biden ha aperto all’ala più a sinistra del partito, facendo propri i principi del Green new deal con l’obiettivo di far convergere sulla sua leadership le tante anime dem. Infine, lo staff di Biden sta correndo per arrivare alle elezioni di metà mandato con dei risultati spendibili per vincere le elezioni, memori del fatto che il partito che controlla la Casa Bianca ha storicamente perso in 19 delle ultime 21 midterm elections.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
Imponenti investimenti pubblici, efficiente vaccinazione di massa, strategia che punta alla metamorfosi economica post Covid: i pilastri di Biden per la ripresa della leadership Usa
La pandemia ha costretto l’economia globale a una brusca frenata che ha coinvolto anche gli Stati Uniti dove un anno fa si è registrata la peggiore contrazione del Pil mai osservata dalla statistica nazionale di Washington: -9,5% nel secondo trimestre del 2020. La crisi scatenata dall’emergenza sanitaria ha aperto un dibattito sull’impatto della pandemia e su come preparare l’economia americana alle trasformazioni della globalizzazione post-pandemica. In questa fase, i più importanti economisti si schierano a favore della visione prospettata dal Presidente Biden: bisogna ripensare la politica economica coniugando misure sanitarie e fiscali, politiche di spesa e investimenti pubblici, per cambiare il sistema produttivo e renderlo resiliente, sostenibile e innovativo. Seguendo l’esempio di Franklin D. Roosevelt, Biden parla di due priorità: relief erecovery, cioè il sostegno ai redditi e la ripresa economica. Per i consiglieri del presidente e lo staff della Casa Bianca non si tratta di riportare l’America nel passato pre-Covid, ma di porre le basi di uno sviluppo duraturo, che possa anche rafforzare la leadership globale di Washington.
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