L’incontro sul clima (e non solo) tra Xi, Merkel e Macron
Alla riunione virtuale si è parlato di clima, biodiversità, pandemia, questioni regionali e internazionali e relazioni tra Ue e Cina. La prossima settimana ci sarà il vertice voluto da Biden
Alla riunione virtuale si è parlato di clima, biodiversità, pandemia, questioni regionali e internazionali e relazioni tra Ue e Cina. La prossima settimana ci sarà il vertice voluto da Biden
Doveva essere un incontro sul clima, o almeno così era stato presentato. E invece alla riunione tra il Presidente francese Emmanuel Macron, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente cinese Xi Jinping si è parlato sì di cambiamento climatico e biodiversità, ma anche di pandemia, di questioni regionali e internazionali, di relazioni tra Europa e Cina.
La videochiamata dopo le sanzioni
Su Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale cinese, si legge che Merkel – ma curiosamente non Macron – ha invitato Xi a collaborare per una veloce ratifica del CAI, l’accordo sugli investimenti tra Bruxelles e Pechino. Proprio la Germania e la Francia sono stati i due Paesi europei che più hanno spinto per il raggiungimento dell’accordo, che non piace agli Stati Uniti di Joe Biden e che da qualche settimana sembra essere un po’ a rischio. A fine marzo, infatti, l’Unione europea ha approvato delle sanzioni contro la Cina per le violazioni dei diritti umani della minoranza uigura; la Cina ha risposto sanzionando a sua volta Bruxelles e andando a colpire anche dei parlamentari europei.
Stando ai comunicati, di sanzioni e di diritti umani non si è parlato durante la videochiamata di ieri. Che quindi, anche considerati i tanti argomenti di discussione, può essere interpretata come un nuovo tentativo dell’Europa per appianare la situazione con la Cina.
La settimana scorsa Merkel aveva già telefonato a Xi, e quest’ultimo le aveva detto che lo sviluppo cinese rappresenta un’opportunità per gli europei, ma l’Unione deve però prendere le sue decisioni “in maniera indipendente” e raggiungere davvero “l’autonomia strategica”. Xi ha usato gli stessi concetti ripetuti nelle istituzioni europee e in particolare da Macron, che vuole che Bruxelles non si appiattisca alla linea americana ma elabori un proprio indirizzo geopolitico, anche per quanto riguarda l’approccio alla Cina.
Se la settimana scorsa a chiamare Pechino era stata Berlino, sembra che l’incontro di ieri sia stato organizzato da Parigi.
La collaborazione sul clima
Per far ripartire i contatti con la Cina dopo le sanzioni, il cambiamento climatico è un ottimo punto, visto che l’Unione e la Repubblica popolare condividono l’impegno alla decarbonizzazione entro la metà del secolo circa. La Cina, che è la più grande emettitrice di gas serra al mondo (vale il 28% del totale globale), vuole raggiungere la neutralità carbonica al 2060; l’Europa, che rappresenta meno del 10%, conta invece di arrivare all’obiettivo per il 2050.
Della riunione tra Macron, Merkel e Xi è importante non solo il contenuto, ma anche la data. La prossima settimana infatti – giovedì 22 aprile, la Giornata della Terra – ci sarà il vertice virtuale sul clima organizzato da Biden, al quale sono stati invitati 40 capi di Stato. Durante il summit gli Stati Uniti potrebbero annunciare un ambizioso target di medio termine (al 2030) per la riduzione delle emissioni, che li riporterebbe alla guida dell’azione climatica e ne confermerebbe l’impegno per il multilateralismo.
Nei quattro anni di presidenza di Donald Trump l’Unione europea ha assunto la leadership della lotta al cambiamento climatico, prendendo il posto di un’America che aveva abbandonato l’accordo di Parigi. Con Biden però le cose sono cambiate: la nuova amministrazione ha investito un enorme capitale politico ed economico nel contenimento del riscaldamento globale e nella re-infrastrutturazione “sostenibile” della nazione.
La Francia ha presentato la riunione con Xi non come un vertice, ma come un incontro preparatorio all’evento ospitato dagli Stati Uniti. Dietro alla riunione a tre potrebbe però esserci la volontà dell’Europa – di cui Parigi e Berlino rappresentano il motore – di non lasciare la diplomazia climatica nelle sole mani di Washington e del suo inviato speciale John Kerry (che è infatti a Shanghai a parlare con l’omologo cinese).
Il cambiamento climatico non è un argomento neutro
Benché si possa pensare il contrario, l’azione per il clima non è un argomento neutro. L’azzeramento netto delle emissioni può essere un obiettivo comune a più Governi, ma non è estraneo alle tradizionali dinamiche di potere. L’ambizione per la decarbonizzazione, in altre parole, può essere uno strumento per aumentare l’influenza nel mondo. È per questo che gli Stati Uniti vogliono recuperare la leadership perduta; è per questo che l’Europa ha alzato la quota di riduzione delle emissioni al 2030 dal 40 al 55 per cento; è per questo che la Cina presenta il suo percorso verso il net zero come un’impresa titanica.
Anche senza considerare le implicazioni tecnologiche ed energetiche, la questione climatica è un terreno sia di collaborazione che di competizione, magari meno intenso di altri ma comunque presente. E che può tingersi di nazionalismo. Il Global Times, tabloid cinese legato al Partito comunista, scrive a proposito che “gli Stati Uniti non hanno né la levatura morale né la forza effettiva per impartire ordini alla Cina sulle questioni climatiche”.
Alla riunione virtuale si è parlato di clima, biodiversità, pandemia, questioni regionali e internazionali e relazioni tra Ue e Cina. La prossima settimana ci sarà il vertice voluto da Biden
Doveva essere un incontro sul clima, o almeno così era stato presentato. E invece alla riunione tra il Presidente francese Emmanuel Macron, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente cinese Xi Jinping si è parlato sì di cambiamento climatico e biodiversità, ma anche di pandemia, di questioni regionali e internazionali, di relazioni tra Europa e Cina.
La videochiamata dopo le sanzioni
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