Ue e Canada hanno sottoscritto un accordo strategico sulle materie prime indispensabili per la transizione energetica. L’obiettivo è diversificare le importazioni dalla Cina, oltre a una maggiore sostenibilità
La settimana scorsa l’Unione europea e il Canada hanno raggiunto un accordo per lo sviluppo di una “partnership strategica sulle materie prime” per le transizioni energetica e digitale: vale a dire quei metalli indispensabili per la costruzione di dispositivi elettronici, impianti eolici o di batterie per le automobili elettriche, ad esempio.
Nel suo intervento per il vertice Ue-Canada del 14 giugno, a Bruxelles, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non ha specificato esattamente quali materiali rientreranno nella collaborazione. Ha parlato però di “minerali e metalli critici”: è quindi logico presumere che si riferisse a elementi come il litio, il nichel, la grafite o le terre rare; di tutti questi il Canada possiede riserve importanti, che ha intenzione di sviluppare attraverso un investimento di oltre 45 milioni di dollari in tre anni.
Perché l’accordo Ue-Canada è importante
L’iniziativa tra Europa e Canada è importante per tre motivi. Il primo è che Bruxelles ha ormai colto l’importanza cruciale di garantirsi approvvigionamenti stabili e sicuri di tutti quei materiali grezzi che permettono, nel concreto, la realizzazione delle sue ambizioni tecnologiche ed energetico-climatiche.
Il secondo è che von der Leyen presenta la partnership con il Canada come una mossa in contrapposizione alla Cina. La Presidente ha detto infatti che gli europei vogliono “diversificare le nostre importazioni dalla Cina, perché vogliamo più sostenibilità, meno danni ambientali e vogliamo trasparenza sulle condizioni di lavoro”. La dipendenza di Bruxelles dai metalli strategici di provenienza cinese è pesante: per esempio, il 98% delle importazioni di terre rare – che hanno moltissime applicazioni diverse: servono per fare gli smartphone, le auto elettriche e gli aerei da caccia – arrivano da Pechino, peraltro il maggiore produttore al mondo di dispositivi per le fonti rinnovabili (pannelli solari, turbine eoliche, batterie agli ioni di litio). A maggio, in un discorso al Consiglio del Nord Atlantico, la commissaria per l’Energia Kadri Simson aveva dichiarato che l’Europa non poteva “semplicemente passare dalla dipendenza dai combustibili fossili a un’altra forma di dipendenza”, riferendosi ai minerali critici per la transizione.
Il terzo motivo è che l’Unione europea si sta rivolgendo, per la creazione di una filiera alternativa alla Cina, agli stessi partner già “arruolati” dagli Stati Uniti di Joe Biden in virtù della loro affidabilità e affinità (più o meno) ideologica: il Canada appunto, ma anche l’Australia, il Giappone e l’India. Il 17 giugno, in occasione dell’incontro sulla European Raw Materials Alliance, il commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton ha presentato tutti questi Paesi accomunandoli sotto la volontà di gestire la dipendenza dalle forniture cinesi di terre rare.
I rapporti tra Ue e Canada
Al vertice Ue-Canada Ursula von der Leyen ha voluto sottolineare che le due parti condividono gli stessi interessi, gli stessi valori e “la stessa visione del mondo”. Oltre che sui metalli, al summit si è deciso di lanciare un “dialogo sulla salute” per la cooperazione sanitaria; si è discusso di cambiamento climatico e di come tutelare la competitività delle industrie ad alte emissioni di carbonio nel periodo di transizione; si è rinnovato l’impegno alla ratificazione del CETA, il trattato commerciale di libero scambio firmato nel 2016 e molto contestato in Italia dal settore agricolo (il Ministro Luigi Di Maio lo aveva definito “scellerato”). Bruxelles e Ottawa hanno detto inoltre di stare lavorando a un “accordo di riconoscimento mutuo” con l’obiettivo di velocizzare e stimolare gli scambi di merci.
Tra i temi di politica estera menzionati nel comunicato congiunto torna la Cina: l’Unione europea e il Canada affermano di voler rispondere insieme alle sfide poste da Pechino ma anche di volerci collaborare “dove è possibile” (sul clima, probabilmente); viene menzionato il caso della “detenzione arbitraria” di Michael Kovrig e Michael Spavor, detenuti da oltre due anni in Cina in ritorsione all’arresto della dirigente di Huawei Meng Wanzhou. Della Russia si parla negli stessi termini.
L’Europa ha ricordato poi la partecipazione del Canada al progetto PESCO sulla mobilità militare. Nel comunicato vengono dedicate alcune righe all’Artico e alla necessità che la regione – diventata un nuovo terreno per la competizione tra le potenze con lo scioglimento dei ghiacci – rimanga un luogo “di pace e di cooperazione costruttiva” nonostante il “rinnovato interesse geopolitico”. La questione artica riguarda direttamente sia Ottawa, che è geograficamente parte dell’Artide, sia Bruxelles: la Groenlandia è legata politicamente alla Danimarca, membro dell’Unione.
Ue e Canada hanno sottoscritto un accordo strategico sulle materie prime indispensabili per la transizione energetica. L’obiettivo è diversificare le importazioni dalla Cina, oltre a una maggiore sostenibilità