La guerra della Russia in Ucraina ha modificato l’atteggiamento delle potenze regionali, spingendole a ruoli inusuali e tutti da decifrare. Un mondo nuovo per tutti, con la guerra in Ucraina che rischia di diventare realmente globale
Diventa quantomeno sintomatica la casualità contemporanea delle visite del Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping e del Primo Ministro del Giappone Fumio Kishida, rispettivamente in Russia e Ucraina. Sintomatica, dicevamo, di quanto la realtà delle relazioni internazionali è profondamente cambiata in seguito all’invasione russa, tanto da spingere i due Paesi asiatici ad assumere ruoli nuovi, da veri protagonisti: o ago della bilancia o attori di un cambiamento nello standing assunto nei confronti del panorama politico globale.
L’atteso incontro di Mosca tra Xi e Vladimir Putin è servito, ancora una volta, a ribadire l’evidente sudditanza di Mosca verso Pechino: uno scambio commerciale bilaterale che nel 2022 ha toccato i 190 miliardi di dollari ma che, soprattutto, è da leggere nell’esacerbazione della dipendenza russa verso la Cina. Un rapporto sempre più asimmetrico che porterà la Federazione ad acquistare tecnologie Made in China in ogni settore, che al contempo permetterà alla nazione guidata da Putin di reggere — quanto positivamente non è ancora dato saperlo — il peso delle sanzioni occidentali.
Il progetto Power of Siberia 2
Se è vero che tra i due leader si è parlato dei 12 punti elencati dal Ministero degli Esteri cinese — il position paper che rappresenta la posizione di Pechino sulla guerra in Ucraina e sui passaggi da seguire per terminare il conflitto —, Putin e Xi hanno discusso nel merito l’importante pipeline Power of Siberia 2. Come raccontato su eastwest nel mese di luglio 2022, a marzo dello scorso anno si è giunti all’avvio della fase di progettazione del Soyuz-Vostok, continuazione proprio del Power of Siberia 2.
Con una capacità pari a quella del Nord Stream 2, irreparabilmente bloccato, Power of Siberia 2 dovrebbe trasportare 50 miliardi di metri cubi annui, portando in Cina la produzione estratta nella Penisola Jamal, originariamente destinata ai mercati europei. Lo farà attraversando la Mongolia, Paese che diventerebbe decisivo nel progetto di unificazione delle reti gasifere russe, accontentando al contempo le autorità cinesi, che già ricevono dalla Russia importanti quantitativi di gas tramite la pipeline Power of Siberia 1.
Dunque, non solo Ucraina sul tavolo delle discussioni tra Putin e Xi, per quanto il tema sia cruciale visto e considerato che Pechino non giova in maniera particolare dell’invasione russa, che ha causato una generale contrazione della crescita economica e problematiche alla catena globale di approvvigionamento. Gli Stati Uniti negano eventuali positività del position paper cinese, mentre gli ucraini attendono sviluppi sul fronte russo dalla proposta di Pechino.
Kishida per la prima volta in Ucraina
Intanto, Kiev ha dato il benvenuto al Pm giapponese Kishida, ultimo leader del G7 a visitare il Paese occupato dall’esercito moscovita. Erano ormai diventate insostenibili le pressioni nei suoi confronti per un viaggio in Ucraina, idea a più riprese allontanata dal Primo Ministro che fino a pochi giorni fa riteneva l’ipotesi under consideration. Tuttavia, a sorpresa, dopo il suo incontro in India con Narendra Modi — col quale ha avanzato un nuovo piano d’azione per un free and open Indo-Pacifico che vedrà Tokyo investire 75 miliardi di dollari — è volato in Polonia, dove ha preso un treno diretto per la capitale ucraina.
Il Giappone ha clamorosamente cambiato atteggiamento verso la Russia: nel quadro di un bilanciamento dei rapporti, specie dopo l’annessione russa della Crimea, per lungo tempo non si allineò totalmente con i Paesi occidentali sulla spinosa questione. Ma l’operazione militare in Ucraina ha obbligato Tokyo all’assunzione di una nuova posizione, che ha portato alla sostanziale rottura diplomatica con Mosca e al congelamento, fino a data da destinarsi, del dialogo sul trattato di pace post Seconda Guerra mondiale, mai sottoscritto.
Le sanzioni giapponesi alla Russia sono una scommessa per il Paese asiatico, che implica un ragionamento ad ampio spettro anche sul rapporto con la Cina, sempre più essenziale per la sopravvivenza della Federazione. Motivazioni che fanno oggi di Kishida il primo Pm del Paese a visitare una zona attiva di guerra dal secondo conflitto bellico, con l’Ucraina — nell’idea del leader giapponese — che “può essere considerata l’Asia Orientale di domani”, un riferimento a Taiwan da lui stesso citato. L’invasione dell’isola coinvolgerebbe direttamente anche il Giappone, che ha alzato la spesa militare agli standard Nato: 2% entro il 2027. Un mondo nuovo per tutti, con la guerra in Ucraina tristemente prodromica di un conflitto che rischia di diventare realmente globale.