Biden incontra Albanese e Sunak, nella base navale in California, per discutere nuovi dettagli sulla produzione di sottomarini a propulsione nucleare per Canberra. Prevista una spesa di 125 miliardi
Sarà una vera e propria sfida la produzione di sottomarini nucleari sotto il segno dell’Aukus, il patto siglato nel 2021 da Australia, Regno Unito e Stati Uniti con l’obiettivo di contenere la Cina nella vasta regione dell’Asia-Pacifico. Una sfida che Joe Biden, Anthony Albanese e Rishi Sunak cercheranno di affrontare già nella giornata odierna, che vede ospiti i due Primi Ministri australiano e britannico del Presidente Usa nella base navale di San Diego. Ma non sarà semplice lo scambio di informazioni tra le tre nazioni, nonostante l’alto livello confidenziale esistente.
Perché l’esigenza di dotare l’Australia di sottomarini nucleari? I mezzi a propulsione nucleare possono stare sott’acqua più a lungo e percorrere distanze maggiori rispetto ai sottomarini convenzionali come quelli alimentati a diesel. Una scelta, quella australiana, ricaduta, di fatto, sul consorzio anglo-americano a discapito del contratto già siglato con la Francia, che impiegherà professionalità da tre Paesi, lo sviluppo tecnologico statunitense e il design britannico. In una prima fase dell’accordo, Canberra acquisterà fino a 5 sottomarini nucleari Virginia-class, con consegna prevista nel 2030; successivamente, si passerà ai nuovi sottomarini Made in Usa & United Kingdom, che dovrebbero entrare in funzione nel 2040.
La produzione avrà una piattaforma definita ibrida perché sarà sviluppata e costruita congiuntamente tra il Regno Unito e l’Australia, con specificità per i sottomarini venduti a Canberra, che verranno chiamati SSN Aukus. Come spiegato dal Financial Times, sono numerose le compagnie coinvolte nel processo di dialogo per la realizzazione dei sottomarini: si parla di BAE Systems e Rolls-Royce per il Regno Unito e di General Dynamics e Westinghouse per gli Stati Uniti.
I costi si aggirerebbero tra i 5.5 miliardi di dollari australiani e i 7 miliardi di dollari per ciascun sottomarino. Secondo Agency Partners, una società di consulenza, l’affare salirà a un totale di 125 miliardi di dollari australiani compresi armamenti e sistemi di combattimento. Ciò renderà l’Australia la settima nazione al mondo a dotarsi di sottomarini nucleari, una scelta di peso per una media potenza e che, come sagacemente espresso al Washington Post da Rory Medcalf, a capo del National Security College dell’Australian National University, “dimostra che oggi l’Australia vive in uno spazio strategico molto più pericoloso rispetto a 10 anni fa”. Una situazione paragonata a quella di Svezia e Finlandia, desiderose di entrare nella Nato in seguito all’invasione della Russia in Ucraina.
Il contesto è complesso, la Cina non accoglie favorevolmente gli sviluppi, mentre l’Australia dovrà necessariamente mediare tra l’esigenza difensiva e quella commerciale. Lo fa rafforzando storiche alleanze, ma dovendo dialogare necessariamente con Pechino, che rimane il più grande trading partner della nazione. Come far funzionare i rapporti nonostante la crescente diffidenza tra Partito Comunista Cinese e mondo occidentale?
Sarà una vera e propria sfida la produzione di sottomarini nucleari sotto il segno dell’Aukus, il patto siglato nel 2021 da Australia, Regno Unito e Stati Uniti con l’obiettivo di contenere la Cina nella vasta regione dell’Asia-Pacifico. Una sfida che Joe Biden, Anthony Albanese e Rishi Sunak cercheranno di affrontare già nella giornata odierna, che vede ospiti i due Primi Ministri australiano e britannico del Presidente Usa nella base navale di San Diego. Ma non sarà semplice lo scambio di informazioni tra le tre nazioni, nonostante l’alto livello confidenziale esistente.
Perché l’esigenza di dotare l’Australia di sottomarini nucleari? I mezzi a propulsione nucleare possono stare sott’acqua più a lungo e percorrere distanze maggiori rispetto ai sottomarini convenzionali come quelli alimentati a diesel. Una scelta, quella australiana, ricaduta, di fatto, sul consorzio anglo-americano a discapito del contratto già siglato con la Francia, che impiegherà professionalità da tre Paesi, lo sviluppo tecnologico statunitense e il design britannico. In una prima fase dell’accordo, Canberra acquisterà fino a 5 sottomarini nucleari Virginia-class, con consegna prevista nel 2030; successivamente, si passerà ai nuovi sottomarini Made in Usa & United Kingdom, che dovrebbero entrare in funzione nel 2040.
La produzione avrà una piattaforma definita ibrida perché sarà sviluppata e costruita congiuntamente tra il Regno Unito e l’Australia, con specificità per i sottomarini venduti a Canberra, che verranno chiamati SSN Aukus. Come spiegato dal Financial Times, sono numerose le compagnie coinvolte nel processo di dialogo per la realizzazione dei sottomarini: si parla di BAE Systems e Rolls-Royce per il Regno Unito e di General Dynamics e Westinghouse per gli Stati Uniti.
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