Sul caso Airbus-Boeing, la Commissione europea è al lavoro su una proposta per un nuovo schema di sussidi da presentare all’amministrazione Biden
Un Boeing 787-9 Dreamliner di Air Tahiti Nui all’aeroporto Le Bourget vicino a Parigi, Francia, 17 giugno 2019. REUTERS/Pascal Rossignol
Al di là degli orientamenti strategici, che resteranno sostanzialmente immutati, l’amministrazione di Joe Biden ha detto e dimostrato di voler rimodellare la politica estera degli Stati Uniti, prendendo le distanze dall’approccio aggressivo e unilaterale del suo predecessore Donald Trump.
L’Unione europea si chiede allora in che modo agirà il nuovo Presidente, che ha annunciato un ritorno alla cooperazione con gli alleati storici, su una questione cruciale nei rapporti fra Bruxelles e Washington: ovvero la controversia tra Airbus e Boeing, relativa agli aiuti concessi alle due aziende rivali – producono entrambe aeromobili – dalle autorità europee e americane.
La controversia Airbus- Boeing e la telefonata tra Biden e Macron
Il caso risale al 2004, ma si è inasprito molto negli ultimi due anni. Nel 2019 l’Organizzazione mondiale del commercio – l’ente che si occupa di monitorare i rapporti commerciali tra le varie nazioni – ha autorizzato gli Stati Uniti a imporre dazi sulle merci europee per 7,5 miliardi di dollari, che hanno interessato anche prodotti non collegati al settore dell’aeronautica, come i vini francesi. Ad ottobre del 2020 sempre l’Omc ha dato il permesso all’Unione europea di applicare a sua volta tariffe per 4 miliardi sui beni americani, anche agricoli. In entrambi i casi, i dazi sono stati una risposta ai sussidi ricevuti da Airbus e da Boeing dai rispettivi Governi di riferimento: ciascuna parte ritiene che gli aiuti offerti dall’altra siano illegali. A dicembre, infine, l’amministrazione Trump ha ampliato la lista dei prodotti europei interessati da dazi, mantenendo il focus punitivo sugli alcolici pur senza sforare il valore totale di 7,5 miliardi.
In quell’occasione Bruxelles fece sapere che avrebbe avviato il prima possibile le trattative con l’amministrazione Biden, con la speranza di trovarvi un interlocutore più accomodante. Speranza che potrebbe tuttavia infrangersi, perché non è detto che Biden si rivelerà troppo mansueto: il caso Airbus-Boeing non nasce certo con Trump, e viene quindi meno la necessità per la nuova amministrazione di far percepire lo stacco da quella precedente (come visto in altri dossier, a cominciare da quello climatico).
Della controversia tra Airbus e Boeing ne avrebbe comunque già discusso con Biden, qualche settimana fa, il Presidente francese Emmanuel Macron, come rivelato recentemente da CNBC. Il tema non viene però menzionato né nella sintesi ufficiale americana della telefonata, né in quella francese. Macron è particolarmente coinvolto perché Airbus è sì una società europea ma con sede in Francia (vi partecipano anche i governi di Germania e Spagna).
La proposta europea sulla difesa
La Commissione europea, intanto, è al lavoro su una proposta per un nuovo schema di sussidi da presentare all’amministrazione Biden e che dovrebbe – nelle intenzioni – favorire il raggiungimento di un accordo con Washington.
Lo schema europeo attualmente al centro della disputa è noto come Repayable Launch Investment (RLI). Funziona in questo modo: Parigi, Berlino e Madrid concedono dei prestiti ad Airbus per lo sviluppo di nuovi modelli di aeromobili che l’azienda ripaga solo nel caso in cui quei modelli dovessero affermarsi dal punto di vista commerciale. Gli americani lo considerano un meccanismo di distorsione del mercato.
Come rivelato da varie fonti europee a Politico, l’Europa sta pensando di “offrire” agli Stati Uniti l’abolizione dell’RLI in cambio di una qualche concessione da parte americana, in modo da concludere finalmente la lunga controversia. Il problema – sembrerebbe – è che né la Francia, né la Germania e nemmeno la Spagna sono favorevoli a rinunciare allo schema. Difficilmente, quindi, l’idea di Bruxelles potrà realizzarsi.
Al posto dell’RLI, comunque, la Commissione immagina un nuovo meccanismo di aiuti per Airbus simile a quello utilizzato dagli Stati Uniti per sostenere Boeing: i contratti sulla difesa. Airbus – che ad oggi riceve aiuti principalmente dal lato dell’aeronautica civile – diventerebbe l’appaltatore di riferimento dell’Unione europea per la fornitura di nuovi velivoli militari. Il vantaggio di questo meccanismo, spiega sempre Politico, è che i Paesi europei avranno più margine di manovra per quanto riguarda la giustificazione degli aiuti, potendo insistere sulla necessità di difesa.
Replicare l’approccio americano non sarà però semplice per l’Unione europea, dato che la sua spesa per la difesa è nettamente inferiore a quella degli Stati Uniti. Allo stato attuale delle cose, fare di Airbus un contrattista militare non ne migliorerebbe la competitività rispetto a Boeing, che può accedere a contratti più sostanziosi e quindi ottenere entrate maggiori. Bruxelles dice però di voler raggiungere l’“autonomia” nei settori più strategici: un obiettivo che prevede anche la riduzione della dipendenza dagli armamenti americani.
Sul caso Airbus-Boeing, la Commissione europea è al lavoro su una proposta per un nuovo schema di sussidi da presentare all’amministrazione Biden
Al di là degli orientamenti strategici, che resteranno sostanzialmente immutati, l’amministrazione di Joe Biden ha detto e dimostrato di voler rimodellare la politica estera degli Stati Uniti, prendendo le distanze dall’approccio aggressivo e unilaterale del suo predecessore Donald Trump.
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