A un mese dalle presidenziali del 28 luglio, il conflitto intorno al risultato ufficiale cresce. Oggi, mercoledì 28 agosto, opposizione e forze di governo scendono in piazza, mentre a livello internazionale le soluzioni scarseggiano. Il Venezuela di nuovo sull’orlo dell’isolamento e la crisi sociale.
Il governo venezuelano ha consegnato i verbali dell’elezione del 28 luglio alla Corte Suprema, dominata però dagli alleati. L’opposizione scalpita e denuncia repressione senza limiti. Ma sebbene non piaccia a nessuno, la continuità di Maduro sembra essere l’opzione più conveniente per molti governi della regione.
Sia il governo Maduro che l’opposizione rivendicano la vittoria alle elezioni di domenica 28 luglio. Nelle strade di Caracas sono tornate le manifestazioni violente e la repressione. La fase più complessa delle elezioni venezuelane comincia ora, col braccio di ferro intorno alla legittimità dei risultati.
A tre settimane dalle presidenziali in Venezuela, Washington riapre il dialogo col governo Maduro. Che però avverte: “Cina, Iran e Russia pronte a difenderci”.
Il 28 luglio in Venezuela si terranno le attesissime elezioni presidenziali. Maduro vuole ottenere il suo terzo mandato consecutivo, ma la coalizione dell’opposizione si mantiene in testa in tutti i sondaggi.
L’opposizione riunita nella Piattaforma Unitaria Democratica era riuscita a concordare una candidatura dopo l’interdizione della leader vincente alle primarie, Corina Machado. Ma il Consiglio Nazionale Elettorale non ha registrato la nuova candidata, escludendo di fatto la coalizione che appariva in vetta a tutti i sondaggi.
Sará Corina Yoris, accademica senza affiliazione di partito, la candidata della Piattaforma Unitaria, coalizione che riunisce l’opposizione a Maduro, alle elezioni del 28 luglio. Le possibilità di successo del chavismo, che per più di 20 anni ha mantenuto il sostegno popolare, sembrano per la prima volta essersi ridotte al minimo.
È arrivato in territorio Usa il Boeing 747 battente bandiera venezuelana, comandato da un pilota iraniano, sospettato di essere un agente delle Forze Al Quds, e fermo presso l’aeroporto di Buenos Aires da giugno del 2022. Il sequestro ha acuito lo scontro con Caracas, mentre la vera natura di quel volo rimane ancora un mistero.
Travolto dalla crisi e con le elezioni presidenziali alle porte, il governo venezuelano riattiva la causa nazionale dell’Esequibo, territorio ricco di risorse naturali conteso con la Guyana. Una mossa che in America Latina e a Washington desta preoccupazione.
L’invasione russa in Ucraina ha aperto nuove possibilità per il Venezuela. Washington e Caracas aprono al dialogo nel pieno della crisi mondiale per le forniture di petrolio