Il Libano si trova ancora nel caos, sette mesi dopo l'esplosione al porto di Beirut. Al Financial Times il premier Diab parla di "disastro finanziario acuto”
Il Libano si trova ancora nel caos, sette mesi dopo l’esplosione al porto di Beirut. Al Financial Times il premier Diab parla di “disastro finanziario acuto”
A un anno dal primo default, a 7 mesi dalla terribile esplosione nel porto di Beirut e nel mezzo di una crisi politica senza precedenti, il Libano si ritrova nella difficile condizione di non saper dare risposte ai cittadini, con due Primi Ministri — uno reggente, l’altro incaricato — incapaci di sbloccare l’impasse a causa delle divisioni settarie e dei singoli partiti.
“Siamo stati vicini all’inferno”
Hassan Diab, figura indipendente che prese la guida del Governo a gennaio 2020, avrebbe dovuto consegnare il mandato a Saad Hariri, ex Primo Ministro con uguale nomina da ottobre dello scorso anno, ma la lentezza decisionale delle fazioni in gioco lo tengono ancora nel limbo: incaricato ma senza esecutivo. “È l’unico lavoro al mondo, dove ti dimetti e poi sei bloccato”, ha dichiarato in un’intervista al Financial Times Diab.
Professore di ingegneria e già Ministro dell’Istruzione dal 2005 al 2011 nella compagine guidata da Najib Mikati, quando assunse l’incarico Diab disse: “Questo Governo rappresenta le aspirazioni dei manifestanti che si sono mobilitati su tutto il territorio nazionale e si batterà per andare incontro alle loro richieste di indipendenza del potere giudiziario, per la restituzione dei fondi rubati, per la lotta contro i guadagni illegali”.
Il fallimento del Paese
Il Primo Ministro si è trovato di fronte a una situazione insormontabile, con un default — il primo del Paese dei cedri — che ha frustrato la popolazione e l’immagine di una nazione intera. Beirut non è stata capace di ripagare due tranche di Eurobond rispettivamente da 700 e 600 milioni di dollari in scadenza ad aprile e giugno scorsi; con un rapporto deficit/Pil pari al 170%, la situazione divenne insostenibile.
Sulle pagine del Ft, Diab descrive la situazione attuale “un disastro finanziario acuto”. E rincara la dose: “Aspettare una settimana in più per la formazione del nuovo Governo significa aggravare economicamente e finanziariamente la situazione per un altro anno”. E ancora: “Ritardi nei pagamenti delle imprese appaltatrici, contratti stipulati in dollari”, ma senza valuta statunitense nelle casse del Tesoro “vengono pagati in Lire”. Una moneta oggi del tutto deprezzata: una Lira libanese vale 0,00066 dollari, con picchi anche inferiori nelle settimane passate.
Hariri in stand-by
Saad Hariri rimane in attesa che la politica faccia il suo corso. Non sarebbe la prima volta che il già Primo Ministro libanese attende a lungo per la formazione del Governo: a febbraio 2019 riuscì a spuntarla solo dopo 9 mesi, con un esecutivo formato da 30 Ministeri. A ottobre dello stesso anno si dimise dopo scontri tra forze opposte, con militanti di Hezbollah e Amal che distrussero il campo di protesta dei manifestanti contrari al Governo.
Nei giorni scorsi Hariri ha incontrato ad Abu Dhabi il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov, nel corso di una missione diplomatica nel Golfo. A sua volta, il Ministro russo ha ospitato a Mosca una delegazione di Hezbollah, segnalando il forte bisogno di un nuovo Governo con a capo Hariri, capace di assicurare — come affermato da Lavrov — l’uscita dall’attuale crisi. Il viaggio di Lavrov nel Golfo è servito a parlare con i vari esponenti della situazione libanese: il Ministro ha spiegato che la Russia “può mettere una buona parola per Hariri con l’Iran e le nazioni arabe”.
Il Libano si trova ancora nel caos, sette mesi dopo l’esplosione al porto di Beirut. Al Financial Times il premier Diab parla di “disastro finanziario acuto”
A un anno dal primo default, a 7 mesi dalla terribile esplosione nel porto di Beirut e nel mezzo di una crisi politica senza precedenti, il Libano si ritrova nella difficile condizione di non saper dare risposte ai cittadini, con due Primi Ministri — uno reggente, l’altro incaricato — incapaci di sbloccare l’impasse a causa delle divisioni settarie e dei singoli partiti.
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