Annullate lunedì notte le elezioni previste a febbraio e rinviate a dicembre. Il governo ha sospeso internet nelle ore successive alla decisione, per evitare che l’opposizione si potesse organizzare, ed è stata anche ritirata la licenza al canale televisivo privato Walf TV
In Senegal, le elezioni inizialmente previste per il 25 febbraio sono state posticipate. Lo ha annunciato a sorpresa il presidente del Paese Macky Sall, sabato scorso, spiegando che la decisione è dovuta alla necessità di “evitare un’instabilità istituzionale e gravi disordini politici”. Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, il rinvio è stato approvato dal Parlamento, che ha fissato il nuovo voto per il 15 dicembre 2024.
Gli ultimi eventi politici non rappresentano un fulmine a ciel sereno, per lo stato dell’Africa occidentale. Negli ultimi anni, e soprattutto nel corso del 2023, la presidenza di Macky Sall è stata macchiata da numerose violazioni dello stato di diritto e da varie forzature del sistema democratico. Da un lato, Sall ha cercato a lungo di tenersi aperte delle possibilità di candidarsi per le elezioni presidenziali di quest’anno, nonostante avesse già raggiunto il limite dei due mandati previsto dalla costituzione. Dall’altro, il governo è stato accusato di usare la giustizia come arma contro l’opposizione: il principale rivale di Sall, Ousmane Sonko, è stato infatti accusato prima di violenza sessuale e poi di incitamento alla rivolta, e si trova ora in carcere. Le mosse del governo hanno portato l’opposizione ad organizzare forti proteste, duramente represse da parte delle autorità. E hanno fatto crescere la preoccupazione all’interno della comunità internazionale, che considera il Senegal un bastione della democrazia in Africa.
La situazione è sembrata migliorare a luglio, quando Sall ha finalmente annunciato che non si sarebbe ricandidato. Ora, però, gli ultimi sviluppi rischiano di far alzare nuovamente la tensione nel Paese. Lo spostamento delle elezioni non è un fatto di poco conto, anzi: dal 1963, in Senegal non era mai successo che il voto venisse rinviato, e quello deciso da Sall rappresenta un precedente pericoloso. Inoltre, il mandato del Presidente scadrebbe ufficialmente ad aprile: le nuove elezioni si terranno però soltanto a dicembre e fino a quel momento Macky Sall resterà comunque in carica, a dispetto della legge.
Il rinvio del voto di fine febbraio riflette le dinamiche politiche interne al Paese. Senza il presidente uscente, il partito democratico senegalese (PDS) che ora è al governo rischiava fortemente di uscire sconfitto dalle urne. Il suo candidato ufficiale, l’attuale primo ministro Amadou Ba, è infatti debole ed è contestato da una parte della sua stessa formazione. Al contrario, le ultime analisi davano come probabile una vittoria di Bassirou Diomaye Faye, il leader anti sistema e anti francese che ha sostituito Sonko come capo dell’opposizione, dopo che quest’ultimo è stato condannato e dunque dichiarato ineleggibile.
L’annullamento delle elezioni del 25 febbraio serve quindi al governo per prendere tempo e capire come muoversi. Ed è utile in particolare per ridefinire le alleanze e la lista dei candidati. Diversi osservatori hanno letto la decisione di Sall come un tentativo di avvicinarsi a Karim Wade, un altro esponente dell’opposizione e figlio di Abdoulaye Wade, alla guida del Paese fino al 2012.
Karim Wade era stato di recente escluso dalla lista dei candidati da parte del Consiglio costituzionale: il politico ha infatti anche la cittadinanza francese, quando la legge elettorale prevede che chi si candida alla presidenza non possa avere nessuna cittadinanza se non quella senegalese. In seguito alla sua estromissione Wade ha accusato i giudici di parzialità, chiedendo quindi la revisione del suo caso, ed è proprio a questo appello che si è appoggiato Sall per decidere di rinviare il voto. Ora, dunque, il Presidente potrebbe spingere per riabilitare Wade e per favorire una sua elezione, piuttosto che quella di Faye, visto come un rivale ben più distante e pericoloso.
Nel frattempo, però, il Paese rischia di precipitare nel caos. Per il momento, le proteste non hanno raggiunto i livelli dei mesi scorsi, anche perché la repressione ha fatto sì che ora molti di coloro che guidavano le manifestazioni si trovino in carcere. In ogni caso, però, il governo ha sospeso internet nelle ore successive alla decisione, per evitare che l’opposizione si potesse organizzare, ed è stata anche ritirata la licenza al canale televisivo privato Walf TV, accusato di incitamento alla violenza.
In Senegal, le elezioni inizialmente previste per il 25 febbraio sono state posticipate. Lo ha annunciato a sorpresa il presidente del Paese Macky Sall, sabato scorso, spiegando che la decisione è dovuta alla necessità di “evitare un’instabilità istituzionale e gravi disordini politici”. Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, il rinvio è stato approvato dal Parlamento, che ha fissato il nuovo voto per il 15 dicembre 2024.
Gli ultimi eventi politici non rappresentano un fulmine a ciel sereno, per lo stato dell’Africa occidentale. Negli ultimi anni, e soprattutto nel corso del 2023, la presidenza di Macky Sall è stata macchiata da numerose violazioni dello stato di diritto e da varie forzature del sistema democratico. Da un lato, Sall ha cercato a lungo di tenersi aperte delle possibilità di candidarsi per le elezioni presidenziali di quest’anno, nonostante avesse già raggiunto il limite dei due mandati previsto dalla costituzione. Dall’altro, il governo è stato accusato di usare la giustizia come arma contro l’opposizione: il principale rivale di Sall, Ousmane Sonko, è stato infatti accusato prima di violenza sessuale e poi di incitamento alla rivolta, e si trova ora in carcere. Le mosse del governo hanno portato l’opposizione ad organizzare forti proteste, duramente represse da parte delle autorità. E hanno fatto crescere la preoccupazione all’interno della comunità internazionale, che considera il Senegal un bastione della democrazia in Africa.