La Francia è stato il primo Paese europeo a elaborare una visione strategica per l’Indo-Pacifico. Ma all'Europa non interessa la competizione geopolitica tra Usa e Cina...
La Francia è stato il primo Paese europeo a elaborare una visione strategica per l’Indo-Pacifico. Ma all’Europa non interessa la competizione geopolitica tra Usa e Cina…
Il Presidente francese Emmanuel Macron – probabilmente il leader europeo dalle maggiori ambizioni geopolitiche – ha detto che l’Unione europea non dovrebbe coalizzarsi con gli Stati Uniti contro la Cina perché sarebbe “controproducente”. A suo dire, un approccio di questo tipo finirebbe con alzare molto il livello di conflittualità con Pechino, rendendola più aggressiva in Asia e restringendo le possibilità di cooperazione.
Sono parole significative – Macron le ha peraltro pronunciate durante un evento organizzato dal think tank americano Atlantic Council – che ribadiscono la volontà di Parigi di ritagliare, per sé e per Bruxelles, degli spazi di dialogo con la Repubblica popolare. Dialogo che però Macron è attento a circoscrivere: la Cina è un partner nella lotta ai cambiamenti climatici, dice, ma è anche un concorrente sul commercio e un “rivale sistemico” per quanto riguarda il modello politico, il rispetto dei diritti umani e la situazione nella regione dell’Indo-Pacifico. Il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, vede la cosa in maniera simile.
Una strategia europea per l’Indo-Pacifico
La Francia di Macron è stata il primo Paese europeo a elaborare una visione strategica per l’Indo-Pacifico, con l’obiettivo di tutelare la libertà di navigazione e far rispettare il diritto internazionale. Si tratta dell’area più importante nella competizione geopolitica fra Stati Uniti e Cina, dove la Francia possiede peraltro dei territori d’oltremare – come la Nuova Caledonia e la Polinesiafrancese – dalla popolazione ridotta, ma utili a Parigi per affermare il suo coinvolgimento diretto nelle vicende regionali.
Alla Francia si sono poi aggiunti i Paesi Bassi e la Germania, che insieme stanno ora guidando la stesura di una strategia per l’Indo-Pacifico a livello europeo, che potrebbe venire pubblicata – o questa almeno è la speranza, scrive il Nikkei Asia – nel corso dell’anno. Benché non faccia più parte dell’Unione, anche il Regno Unito sta rinsaldando i legami sulla difesa con le nazioni asiatiche, e nei giorni scorsi ha raggiunto un accordo con il Giappone per lo svolgimento di esercitazioni navali congiunte.
Per gli Stati Uniti di Biden, l’Indo-Pacifico è la priorità in politica estera e il ruolo degli alleati – in particolare del Quad, l’alleanza informale con Giappone, Australia e India – sarà fondamentale per il contenimento dell’espansione cinese. Nonostante l’America sia e rimanga il partner di riferimento, l’Unione europea non vede il Pacifico e la Cina nello stesso modo. È vero che l’amministrazione Biden non riproporrà probabilmente la stessa aggressività e lo stesso approccio polarizzante del suo predecessore Donald Trump, ma l’obiettivo ultimo, strategico, di Washington non è cambiato: impedire che Pechino assuma l’egemonia in Asia. Bruxelles dice invece che non vuole farsi coinvolgere nello scontro tra le due superpotenze e potrebbe quindi elaborare una visione più neutra per la regione.
Christophe Penot, nominato da pochi mesi ambasciatore francese per l’Indo-Pacifico, ha detto al Nikkei Asia esattamente questo: cioè che la strategia di Parigi “non è affatto diretta contro la Cina”. Le linee guida tedesche per la regione indicano la volontà di privilegiare le relazioni con le nazioni politicamente più affini – l’Australia, il Giappone, la Corea del Sud – e di preservare la libertà di navigazione, senza andare oltre (non sono comunque piaciute a Pechino). Circa il 10% di tutto il commercio effettuato da Germania e Francia passa per il Mar cinese meridionale, rivendicato per quasi la sua interezza dalla Cina.
Cosa pensano le nazioni asiatiche
L’Australia è favorevole a una maggiore presenza nel Pacifico dell’Europa, che potrebbe aiutarla a bilanciare i rapporti con la Cina, in crisi ma troppo importanti per venire sacrificati sull’altare della geopolitica. Il blocco Asean – l’associazione delle nazioni del Sud-est asiatico – la pensa all’incirca allo stesso modo: sì ai contrappesi, no a uno schieramento netto. A spingere perché Bruxelles adotti una politica più assertiva nei confronti di Pechino è invece l’India, che guarda con preoccupazione all’ascesa cinese ma la utilizza anche per fomentare il nazionalismo interno.
Presenza economica, poi militare
Collin Koh, esperto di sicurezza marittima e fellow presso la S. Rajaratnam School of International Studies, ha detto al Nikkei Asia che l’Unione europea – a eccezione della Francia, che dispone di territori d’oltremare – non è in grado di proiettare una potenza militare significativa nell’Indo-Pacifico e per questo si affiderà principalmente alla presenza economica.
Del resto, solo negli ultimi anni Bruxelles ha raggiunto degli accordi di libero scambio con Singapore e il Vietnam, ha avviato dei negoziati per un trattato con l’Australia e ha elevato i rapporti con l’Asean a partnership strategica. Nel 2020 la Cina è diventata il maggiore socio commerciale dell’Europa, con il commercio bilaterale che è arrivato a 480 miliardi di euro nei primi dieci mesi dell’anno.
Il Presidente francese Emmanuel Macron – probabilmente il leader europeo dalle maggiori ambizioni geopolitiche – ha detto che l’Unione europea non dovrebbe coalizzarsi con gli Stati Uniti contro la Cina perché sarebbe “controproducente”. A suo dire, un approccio di questo tipo finirebbe con alzare molto il livello di conflittualità con Pechino, rendendola più aggressiva in Asia e restringendo le possibilità di cooperazione.
Sono parole significative – Macron le ha peraltro pronunciate durante un evento organizzato dal think tank americano Atlantic Council – che ribadiscono la volontà di Parigi di ritagliare, per sé e per Bruxelles, degli spazi di dialogo con la Repubblica popolare. Dialogo che però Macron è attento a circoscrivere: la Cina è un partner nella lotta ai cambiamenti climatici, dice, ma è anche un concorrente sul commercio e un “rivale sistemico” per quanto riguarda il modello politico, il rispetto dei diritti umani e la situazione nella regione dell’Indo-Pacifico. Il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, vede la cosa in maniera simile.
Una strategia europea per l’Indo-Pacifico
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