Il nodo resta la crisi economica e la questione migratoria, Saied ha ribadito l’impegno di Tunisi a cooperare nel controllo delle migrazioni ma ha espresso la ferma opposizione del suo Paese a diventare luogo di soggiorno per i migranti irregolari.
E’ un risultato annunciato quello delle elezioni presidenziali in Tunisia: secondo gli exit poll diffusi la sera di domenica 6 ottobre il presidente in carica Kais Saied è destinato a stravincere, superando l’89% dei voti. I dati definitivi verranno pubblicati entro mercoledì. L’affluenza alle urne è stata modesta, a votare è andato il 27,7% degli aventi diritto, circa 9,7 milioni su 12 milioni di abitanti: è la partecipazione più bassa che il Paese abbia registrato in un voto presidenziale dalla rivoluzione del 2011, segno che gli entusiasmi dell’epoca sono ormai archiviati. Secondo le rilevazioni oltre il 58% dei votanti a queste ultime elezioni erano uomini, due su tre avevano un’età compresa tra 36 e 60 anni.
La conferma di Saied, temono gli attivisti per i diritti umani, potrebbe rafforzare il controllo governativo sul Paese, un tempo simbolo della Primavera Araba. Saied si è affermato sui due candidati rivali: Ayachi Zammel, un imprenditore che ha sfiorato il 7% dei voti, e Zouhair Maghzaoui, ex alleato del Presidente, rimasto sotto il 4%, secondo le rilevazioni dell’istituto indipendente Sigma Conseil. La commissione elettorale ISIE aveva escluso 14 candidati, e Zammel, pur ammesso a presentarsi, partecipava dal carcere, dove è finito il mese scorso per frode: secondo l’accusa avrebbe falsificato i documenti per la candidatura. Rischia 14 anni di detenzione. In prigione sono anche Rachid Ghannouchi, capo del partito islamico Ennahda, e Abir Moussi, leader del partito destouriano che ha raccolto l’eredità di Ben Ali. Secondo Human Rights Watch “oltre 170 persone sono detenute in Tunisia per motivi politici o per aver esercitato i loro diritti fondamentali”.
Dopo la cacciata del dittatore Zine El Abidine Ben Ali nel 2011 la Tunisia era considerata il luogo di nascita delle rivolte contro l’autoritarismo. L’elezione di Saied nel 2019 fu accolta con entusiasmo e festeggiata con canti e cortei sull’Avenue Bourguiba fino a tarda sera. In quell’occasione l’affluenza alle urne era arrivata al 45% degli aventi diritto.
Domenica sera parlando dal suo quartier generale, mentre nel centro di Tunisi qualche centinaio di suoi sostenitori festeggiavano la rielezione sventolando le bandiere nazionali e cantando “la gente vuole ancora Kais”, il Presidente ha annunciato di voler proseguire sulla strada della rivoluzione del 2011 e di voler costruire un Paese senza corruzione e senza cospirazioni. La Tunisia rimarrà libera e indipendente – ha aggiunto – e non accetterà interferenze straniere.
Saied ha rifiutato un piano di salvataggio di 1,75 milioni di euro del Fondo monetario internazionale per non attuare quelli che il Fondo chiama aggiustamenti strutturali e che nel caso specifico tunisino riguardavano l’abrogazione di alcuni sussidi pubblici su beni essenziali come il pane e il latte.
L’altro tema al centro dell’agenda politica tanto tunisina quanto europea è la questione migratoria. La settimana scorsa, all’incontro dei ministri dell’Interno del G7, organizzato dalla presidenza italiana a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino, con i delegati di Libia, Algeria e diverse organizzazioni internazionali e regionali, a rappresentare Tunisi c’era Mohamed Ben Ayed, sottosegretario per gli Esteri, le Migrazioni e i Tunisini all’Estero.
La discussione, com’era prevedibile, è stata centrata sulle migrazioni e sulle misure necessarie per la gestione di quelle irregolari. Ben Ayed, scrive Le Quotidien, ha invitato i paesi del G7 ad aumentare gli investimenti nello sviluppo, per ridurre la povertà e l’emarginazione nelle regioni di origine e di transito, ha ribadito l’impegno di Tunisi a cooperare nel controllo delle migrazioni ma ha anche espresso la ferma opposizione del suo Paese a diventare un luogo di soggiorno per i migranti irregolari, sottolineando la necessità di una responsabilità condivisa.
Di diversa opinione le ONG che hanno firmato un appello congiunto perché l’Europa faccia pressione su Tunisi per un maggiore rispetto dei diritti dei migranti. Al momento, dicono le organizzazioni, il Paese non può essere considerato “luogo sicuro” perché le persone salvate in mare vengono spesso abbandonate al confine con Libia e Algeria, in zone desertiche, senza cibo e senza acqua.
E’ un risultato annunciato quello delle elezioni presidenziali in Tunisia: secondo gli exit poll diffusi la sera di domenica 6 ottobre il presidente in carica Kais Saied è destinato a stravincere, superando l’89% dei voti. I dati definitivi verranno pubblicati entro mercoledì. L’affluenza alle urne è stata modesta, a votare è andato il 27,7% degli aventi diritto, circa 9,7 milioni su 12 milioni di abitanti: è la partecipazione più bassa che il Paese abbia registrato in un voto presidenziale dalla rivoluzione del 2011, segno che gli entusiasmi dell’epoca sono ormai archiviati. Secondo le rilevazioni oltre il 58% dei votanti a queste ultime elezioni erano uomini, due su tre avevano un’età compresa tra 36 e 60 anni.