Blinken: la Cina rispetti diritti umani e democrazia
Il segretario di Stato Antony Blinken ha detto che gli Usa difenderanno i diritti umani e la democrazia a Hong Kong, nello Xinjiang e in Tibet. Intanto, Pechino non si illude che le cose cambieranno con Biden
Il segretario di Stato Antony Blinken ha detto che gli Usa difenderanno i diritti umani e la democrazia a Hong Kong, nello Xinjiang e in Tibet. Intanto, Pechino non si illude che le cose cambieranno con Biden
Il nuovo segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il capo della diplomazia cinese, Yang Jiechi, hanno avuto ieri il loro primo colloquio telefonico. Durante il quale hanno discusso di alcuni dei principali punti di frizione nei rapporti bilaterali, andando sostanzialmente a confermare le rispettive posizioni di partenza.
Blinken ha detto che gli Stati Uniti difenderanno i diritti umani e i valori democratici – è questo uno degli indirizzi principali della politica estera del Presidente Joe Biden – a Hong Kong, in Tibet e nello Xinjiang. Yang, invece, ha ribadito che la Cina non tollererà ingerenze nei propri affari interni e ha parlato di Taiwan – importante alleato americano, che Pechino considera però una provincia del suo territorio – come della questione “più importante e delicata” tra i due Paesi.
Cosa dicono gli Stati Uniti
Da parte americana si segnala un cambiamento nei toni, più diplomatici e “rispettabili” di quelli utilizzati dalla precedente amministrazione Trump. In un’intervista all’emittente televisiva Msnbc, ad esempio, Blinken ha sì criticato la Cina di scarsa trasparenza sulla pandemia di Covid-19, ma ha rinunciato a usare l’espressione Chinese virus (o simili) come fatto dal suo predecessore Mike Pompeo.
La sostanza, però, rimane la stessa. La Cina era e resta il “rivale più importante” degli Stati Uniti, ha dichiarato Joe Biden nel suo recente discorso al dipartimento di Stato. “Affronteremo gli abusi economici della Cina; ne contrasteremo le azioni aggressive e coercitive; respingeremo l’attacco della Cina ai diritti umani, alla proprietà intellettuale, alla governance globale. Ma siamo pronti a collaborare con Pechino”, ha poi aggiunto, “quando è nell’interesse dell’America”. Sul clima, ad esempio. Riguardo invece alle manovre cinesi nell’Asia-Pacifico – la regione più importante nella sfida geopolitica tra le due superpotenze –, Washington manterrà la sua intransigenza.
Nella telefonata con Yang, Blinken ha detto infatti che la Cina dovrà rispondere delle sue azioni che “minacciano la stabilità nell’Indo-Pacifico, compreso lo stretto di Taiwan”. Stretto che in questi giorni l’amministrazione Biden ha fatto attraversare dal cacciatorpediniere USS John McCain, proprio per rinforzare il messaggio. La differenza rispetto all’amministrazione Trump sta nel ruolo degli alleati americani, che saranno maggiormente coinvolti. Lo ha sottolineato Blinken e vi ha insistito molto il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, che ha parlato di un “coro di voci” verso la Cina.
Cosa dice la Cina
Dalle parole di Yang Jiechi traspare l’idea che con l’amministrazione Biden il dialogo sarà forse più facile, ma Pechino non si illude certo che ci saranno svolte particolari: il quadro generale in cui si inseriscono i rapporti tra i due Paesi non è cambiato con l’uscita di Trump, né del resto sono cambiate le ambizioni globali cinesi.
Yang ha detto che le relazioni tra America e Cina sono positivi per entrambe e per la prosperità mondiale, ma anche chiesto a Washington di “correggere” gli “errori” che ha commesso. Ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero continuare ad aderire al principio della “unica Cina” per quanto riguarda Taiwan e a non intromettersi nelle questioni legate a Hong Kong, al Tibet e allo Xinjiang.
E soprattutto ha detto che, a prescindere da ogni cosa, la Cina continuerà a “seguire fermamente il suo percorso di socialismo con caratteristiche cinesi, e nessuna forza potrà fermare la realizzazione del grande ringiovanimento della nazione cinese”.
Il segretario di Stato Antony Blinken ha detto che gli Usa difenderanno i diritti umani e la democrazia a Hong Kong, nello Xinjiang e in Tibet. Intanto, Pechino non si illude che le cose cambieranno con Biden
Il nuovo segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il capo della diplomazia cinese, Yang Jiechi, hanno avuto ieri il loro primo colloquio telefonico. Durante il quale hanno discusso di alcuni dei principali punti di frizione nei rapporti bilaterali, andando sostanzialmente a confermare le rispettive posizioni di partenza.
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