A inizio gennaio l’Etiopia ha annunciato l’accordo con il Somaliland per l’utilizzo dei suoi porti: 20 km di costa dati in concessione per 50 anni in cambio di quote della Ethiopian Airlines, e soprattutto del riconoscimento formale del Somaliland come stato sovrano.
Un nuovo conflitto interno si preannuncia tra esercito e forze Ahmara. Ma la tensione è forte anche nella regione del Corno d’Africa, dopo che a fine ottobre il Primo Ministro Abiy Ahmed ha dichiarato che l’Etiopia vuole ottenere un porto.
Amnesty International accusa il modello di business di Meta e l’algoritmo che viene utilizzato. L’azienda basa infatti i propri guadagni sull’engagement, anche quando questo è portato da contenuti apertamente violenti.
I recenti scontri nella regione Amhara mostrano come l’Etiopia sia ancora molto lontana dal raggiungimento di una stabilità, ma anche quanto gli equilibri politici stiano cambiando all’interno del Paese.
Dopo l’accordo firmato con il Fronte popolare del Tigray, il governo di Abiy Ahmed – premio Nobel per la pace nel 2019 – inizia a trattare con il più numeroso gruppo etnico etiope, gli Oromo, da decenni esclusi dai ruoli di potere.
Le forze governative hanno preso il controllo di tre città nella regione al nord del Paese, dove da circa due anni si combatte una guerra civile particolarmente sanguinosa. Oms: “Il peggior disastro sulla Terra”
Dopo oltre undici mesi di violenze sono morte migliaia di persone, almeno due milioni sono fuggite e più di cinque milioni hanno urgente bisogno di aiuti alimentari. L’Onu avverte di una imminente carestia “senza precedenti”
Il conflitto nel Tigray non è una semplice operazione di polizia in una regione ribelle, ma una vera e propria guerra dalle conseguenze devastanti per tutto il continente
Etiopia: il conflitto nel Tigray sta già causando flussi di profughi verso il Sudan. L’esercito accusa il Direttore generale dell’Oms di essere un criminale