Autumn leaves whirled around the Reichstag building in Berlin on 22 October, when the newly elected Bundestag, Germany’s lower house of parliament, convened for its first session. Chancellor Angela Merkel, beginning her third term, also met her deadline for signing up a coalition partner.
Mentre a Berlino la brezza sollevava le foglie autunnali, nell’edificio del Reichstag si è tenuta la prima sessione del nuovo Parlamento tedesco. La cancelliere Angela Merkel ha iniziato il 22 ottobre il suo terzo mandato con un partner per la coalizione come si era prefissata.
The war is always inside the gaze of those who are forced to escape. Cities suffer from damages, cultural places crippled, but for all of this both a destruction and a restoration is possible. Instead, as for people meeting any kind of conflict, they keep something forever.
La guerra è sempre nello sguardo perso di chi è costretto a scappare. Perché le città si deteriorano, le gemme culturali si storpiano, ma poi per tutto questo o c’è l’annullamento completo o la restaurazione, mentre per le persone che s’imbattono in conflitti di ogni genere qualcosa resta.
Era il 23 Ottobre 2011 quando la Tunisia organizzava le sue prime elezioni libere e democratiche dal lontano 1956, anno dell’indipendenza e della liberazione dal giogo della Francia. Il gesto disperato ed eroico del fruttivendolo-eroe tunisino Mohammed Bouazizi aveva innescato qualche tempo prima quella che sarebbe divenuta per i posteri la più grande rivolta del mondo arabo.
Agrigento è abituata a conviverci. Da anni, senza che nessuno se ne accorga. Gli immigrati fuggiti da Porto Empedocle passano quasi tutti da qui. Per le strade agrigentine si ritrovano un crogiuolo di nazionalità ed etnie diverse. Muhammad trascorre le sue giornate a Piazza Aldo Moro, nel centro di Agrigento. Poco più in là, a valle, si scorge la Valle dei Templi, illuminata da un sole ancora estivo e incorniciata da un mare placido. Muhammad ha imparato a conoscerlo bene.
Seventy thousand people, three families per tent, children who attend lessons inside torrid containers, everyday life that tries to set up again its own space through the obstinate pursuit of daily habits: this is the life in Domiz, the biggest camp for Syrian refugees in North Iraq, Kurdistan Regional Government.
Settanta mila persone, tre famiglie a tenda, bambini a seguire corsi scolastici dentro container infuocati, la pietà, di chi può solo visitare, come riflesso che rimbalza da una parte all’altra della testa e la normalità che cerca d’infilarsi in azioni apparentemente paradossali, ma che sanno di ostinata ricerca di consuetudini: questa la vita a Domiz, provincia di Mosul (zona dell’Iraq del Nord, il Kurdistan autonomo, che è in parte gestito da Baghdad ed in parte dal parlamento di Erbil), ma che, in questa strana divisione amministrativa, risponde al Governatorato di Duhok. Qui c’è il campo di profughi siriani più grande dell’Iraq.
Sergei Polonsky, il magnate russo immobiliare auto esiliatosi in Cambogia, è stato messo sulla lista dei ricercati dell’Interpol su richiesta delle autorità russe. Polonsky all’inizio di quest’anno è stato liberato su cauzione in Cambogia per aver aggredito l’equipaggio locale di una barca durante la festa di capodanno: potrebbe essere solo la storia di un russo turisto ricco e indisciplinato da qualche parte nel mondo. Ma lui non è un turista russo come gli altri in una località balneare del Sudest asiatico. Chi è Polonsky? Che storia è questa?