Matteo Miavaldi, sinologo emigrato nel subcontinente indiano, si occupa di Asia Meridionale come giornalista freelance ed è corrispondente da New Delhi per “il manifesto”.
In queste settimane di tour di Narendra Modi mi avete chiesto da varie parti un po’ di informazioni e opinioni circa i rapporti tra India e Giappone, Cina, Usa. Raccolgo qui cinque punti utili e semiseri che spiegano, spero, la politica estera di Modi e la sua fenomenologia mediatica.
Dopo la cronaca del volo Roma – Zurigo in compagnia di Lei e dei piccoli Davide e Francesco, ecco la seconda parte della mia elegia dedicata al Punjab e ai punjabi. Volo Zurigo – New Delhi, otto ore al fianco dell’uomo con la barba.
Scroll.in ha pubblicato una selezione di vecchie inserzioni pubblicitarie indiane. Per i nostalgici e per ricordare che l’India – e la società indiana – non è sempre stata così come la conosciamo noi ora.
Stamattina il quotidiano Hindustan Times ha rivelato che, secondo fonti anonime del Ministero degli Interni indiano, il capitano della Enrica Lexie – Umberto Vitielli – avrebbe confessato agli inquirenti della National Investigation Agency (Nia) di aver redatto un falso rapporto per scagionare i marò dall’accusa di omicidio dei due pescatori Binki e Jelastine.
Di quando vivevo in Cina ricordo con nostalgia scene come questa. Tavolata circolare di cinesi al ristorante, colletti bianchi e vago odore di sudore; tovaglia piena di macchie fresche e avanzi di cibo scappati alla morsa delle bacchette.Ai piedi del tavolo, un cartone da 12 di birra Tsingtao, svariate bottiglie vuote in tavola e, tra i commensali, almeno un cinese riverso sul piatto – talvolta vuoto – in stato comatoso da sbronza.
Il meeting di cinque giorni tenutosi in Giappone tra il primo ministro Narendra Modi e il suo omologo giapponese Shinzo Abe era, tecnicamente, un incontro bilaterale. Ma la presenza incombente della Cina, seppur non fisicamente, ha aleggiato costantemente sui destini incrociati di oltre tre miliardi di persone. E continuerà a farlo.
La storia di Tomaso Bruno, che assieme a Elisabetta Boncompagni sta scontando un ergastolo in India per un incredibile mix di coincidenze nefaste, diventerà un documentario. Almeno qualcuno inizierà a parlarne, magari.
Pronti, via! A un paio di settimane dalle elezioni del “parlamentino” locale in Uttar Pradesh, la macchina della propaganda del Bjp rispolvera un cavallo di battaglia dell’assurdo, la Love Jihad. Cos’è, cosa dice della destra indiana e perché è molto peggio di quello che sembra.
Lunedì sera il governo di Delhi ha fatto saltare i colloqui bilaterali tra i foreign secretaries (massima carica diplomatica, nominato dal Ministero degli Esteri) di India e Pakistan, previsti per il prossimo 25 agosto ad Islamabad. Pretesto: l’high commisioner pakistano a Delhi ha preso un thé con Sabir Shah, uno dei leader separatisti kashmiri indiani del gruppo Hurriyat, che raccoglie gran parte delle sigle separatiste kashmire.
Della telefonata di Matteo Renzi al primo ministro indiano Narendra Modi c’è davvero molto poco da dire e ancora meno da stracciarsi le vesti, partendo da un facile presupposto: questi comunicati non hanno niente a che vedere con la risoluzione della vicenda dei marò.